Bruxelles – La Francia porta bene alla Francia. Calcisticamente parlando, il Paese deve tutto o quasi all’Hexagone. Gli europei 2016 intendono quindi essere, per i francesi, il proseguimento di una tradizione che vuole la nazionale di casa vittoriosa e vincente tra le mura amiche. Coppa e titolo di campioni annesso? In palio c’è più di questo, nel campionato europeo che Marianne accoglierà a partire dal 10 giugno. Ci sono tanti piccoli record da stabilire, storie da riscrivere e usanze da rispettare. L’Europeo del 1984, e poi il mondiale del 1998: la “grandeur” francese del pallone è tutta “made in France”. Le competizioni in cui la scuola transalpina si è affermata sono le stesse che sono state ospitate dal Paese: nel primo caso quasi tutto ruotava a Michel Platini, ai mondiali invece c’erano i vari Fabien Barthez, Zinedine Zidane, Lilian Thuram e altri. Un’altra storia, ma che parla sempre francese. La Francia ruppe la tradizione che la voleva campione solo a casa propria nel 2000, in quell’europeo perso per 93 minuti e vinto ai supplementari dopo averlo ripreso all’ultimo secondo.
Il ‘fattore casa’ sarà proprio una marcia in più per i bleus. Del resto il ruolo di organizzatori non ha mai tradito, anzi, ha finora sempre ripagato. D’accordo, c’è quel mondiale del 1934 non sfruttato, ma la coppa del mondo si chiamava ancora coppa Rimet, e anche lo sport era praticato in modo diverso. Basti pensare che a partita iniziata sostituzioni di giocatori non erano ammesse né previste. Insomma, erano altri tempi. E gli europei del 1960, i primi mai disputati e organizzati proprio in Francia? I padroni di casa stavano quasi per vincerli, ma si fermarono in semifinale, dove c’erano tre squadre su quattro dell’est: Urss, Jugoslavia e Cecoslovacchia. Nomi di un’altra epoca, e un’altra epoca lo era davvero. Le scuole comuniste erano allora più forti. Ferenc Puskas dice ancora qualcosa a qualcuno? Beh, lui fui uno di quegli interpreti del calcio europeo di una volta. Tanto è vero che il Real Madrid ci mise un attimo a chiamarlo a sé, e la Spagna a dargli la cittadinanza. Con l’avvento del calcio moderno è venuta pian piano fuori la Francia: 1984, 1998. Adesso anche 2016? Sarebbe l’orgoglio del nazionalismo francese, e la gioia del tifo, évidemment!
C’è però qualcosa in più, almeno per la Francia. Assieme a Spagna e Italia, i transalpini sono uno dei tre Stati ad aver vinto l’edizione del campionato europeo ospitato: sollevare la coppa al cielo di Francia vorrebbe dire diventare la prima e sola squadra a vincere due europei da Paese organizzatore. Un record che ai francesi non dispiacerebbe affatto. C’è poi la competizione nella competizione, meno collettiva e decisamente più individuale, che potrebbe fornire uno stimolo più a “maison France”. Il commissario tecnico dei bleus, Didier Dechamps, ha già vinto gli europei da calciatore e ha davanti a sé l’opportunità per vincerli nella veste di allenatore. Finora solo il tedesco Berti Vogts è riuscito nell’impresa, ripetibile però solo in parte: da calciatore sollevò la coppa con la maglia della Germania Ovest, da allenatore la vinse come rappresentante della Germania unificata.