Bruxelles – Nessuna nuova infrastruttura energetica collegherà l’Ue e Paesi terzi se non saranno rispettate le normative europee. I ministri dell’Energia dei 28 Stati membri hanno trovato l’accordo sulla proposta della Commissione di creare un meccanismo di scambio automatico d’informazioni su qualsiasi tipo di accordo intercorra fra un Paese Ue e uno extra-Ue. Il Consiglio energia riunito in Lussemburgo ha quindi avallato l’istituzione di un sistema che vuole rafforzare il peso dell’Unione nelle sue relazioni energetiche con i propri partner e rendere più lineare il funzionamento del mercato interno dell’energia.
Se un accordo sarà ritenuto “incompatibile con la legge dell’Unione (come il terzo pacchetto energetico, le norme sulla concorrenza o le regole sugli appalti pubblici), sarà molto difficile se non impossibile per uno Stato membro rinegoziare l’accordo con un Paese terzo”, hanno scritto i ministri nelle conclusioni del vertice. In particolare, quando di tratta di gasdotti, l’esecutivo comunitario sarà tenuto a fare una valutazione ex-ante dell’accordo, mentre per tutti gli altri tipi di accordi saranno gli Stati stessi a poter chiedere che venga fatto un controllo preventivo.
Trovato l’accordo fra gli Stati, il Consiglio potrà ora cominciare a negoziare la proposta con il Parlamento europeo per arrivare a un’adozione definitiva.
Molto meno entusiasmo e qualche malumore hanno invece accolto la proposta della Commissione di riformare le regole per la sicurezza delle forniture di gas, e in particolare per la creazione di un piano d’emergenza che obblighi gli Stati a venire in soccorso dei propri vicini in caso di crisi degli approvvigionamenti. L’Italia, insieme a Germania, Francia, Austria e Belgio ha presentato una proposta alternativa considerata più flessibile “ma non meno ambiziosa”. “La proposta di regolamento”, contenuta nel Pacchetto invernale della Commissione che vede l’Italia in obbligo di fornire gas in caso di crisi all’interno del gruppo Slovenia, Croazia, Austria e Ungheria tagliando fuori la Svizzera, “prevede sostanzialmente misure di taglio della domanda negli Stati membri tenuti ad adottare misure di solidarietà”, ha spiegato il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, secondo il quale invece bisognerebbe “attivare per prime misure di incremento dell’offerta” come “l’istituzione ex ante di fornitori di ultima istanza che intervengano in caso di emergenza, l’utilizzo condiviso degli stoccaggi di mercato e di quelli strategici”, nonché “l’uso coordinato a livello regionale delle capacità dei terminali di rigassificazione di gnl oggi sottoutilizzati” e “solo qualora queste misure non diano gli effetti desiderati si potrebbe ricorrere al taglio della domanda”. Occorrerebbe inoltre preparare “scenari di rischio e piani nazionali di emergenza legati a possibili eventi negativi a carico di una specifica infrastruttura”, ha aggiunto il ministro, e in base a questo stabilire “misure ‘regionali’ da inserire poi nei rispettivi Piani di emergenza”, dove la loro inclusione “ne garantirebbe l’obbligatorietà”.