Bruxelles – Manca poco alla riunione del Consiglio per i trasporti e l’energia della prossima settimana (6 e 7 giugno) e i temi sul tavolo sono molti. Primo su tutti, per il settore energia, quello degli accordi intergovernativi che verranno sottoposti a un controllo ex ante. La misura però, riguarderà solo il settore dei gas. “La Commissione si è già impegnata perché la procedura sia la più veloce possibile, molo probabilmente si tratterà di sei settimane”, ha spiegato una fonte vicina al dossier. Questa, come le altre misure che si discuteranno in Lussemburgo, fanno parte del pacchetto presentato lo scorso inverno sulla sicurezza energetica.
Il secondo punto che interesserà il dibattito politico è quello della scelta di creare diverse aree di più Paesi che abbiano una strategia e dei piani di difesa comune in caso di emergenze e di mancanze di rifornimenti dai gasdotti esteri. L’Italia è nella stessa area di Austria, Slovacchia, Ungheria e Croazia, ma ha una posizione critica su questa scelta. “Servirebbe un approccio che tenga in maggior conto le vicinanze geografiche”, ha ricordato la fonte. Dopo diversi confronti, sembra che a prevalere sarà un sistema misto, dove ci saranno dei gruppi formati da vari Stati ma dove si terrà in considerazione anche l’aspetto regionale. In ogni caso varrà sempre il principio di solidarietà già studiato a inizio 2016. Vale a dire che, in caso uno dei Paesi membri si trovi in una situazione di crisi energetica e di rifornimenti, gli altri lo aiuteranno.
In materia di trasporti invece l’attenzione dell’Italia sarà rivolta ai negoziati su quelli aerei con Paesi terzi. L’Europa sta lavorando ad accordi con l’Association of Southeast Asian Nations (ASEAN), il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia. La procedura, al contrario di quello che era successo in passato con accordi come quello con il Brasile (che si è protratto nel tempo senza conclusioni), avrà delle scadenze precise. In quattro anni si dovrà concludere con ASEAN e Turchia, in tre invece con Qatar ed Emirati Arabi. L’Italia è favorevole a questo piano, mentre Francia e Germania, che hanno forti compagnie di bandiera alle spalle, sono titubanti e temono la concorrenza.