Bruxelles – Il ‘Piano Juncker’ soffia sulla sua prima candelina e per Bruxelles è tempo di bilanci. 18 mesi dopo il lancio del Piano d’investimenti per l’Europa da parte del presidente della Commissione europea, e a un anno esatto dalla creazione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi), sono stati mobilitati 100 miliardi di euro, poco meno di un terzo dei 315 previsti. La maggior parte dei finanziamenti sono andati a progetti riguardanti il settore energetico (29%), ma una buona fetta è finita anche alla tutela dell’ambiente (9%).
Energia – La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha finanziato progetti energetici per 4 miliardi di euro, che dovrebbero generare un volume totale d’investimenti pari a 27,3 miliardi. Una situazione che fa ben sperare per il futuro, se a questo si aggiunge che il bilancio Ue 2014-2020 ha già aumentato le risorse dedicate al settore energetico. Rispecchiando quanto riscontrato per l’intera portata del Piano Juncker, anche in questo specifico ambito l’Italia è fra i maggiori beneficiari con un progetto per l’ammodernamento di un impianto industriale (progetto approvato ma non ancora firmato), e soprattutto con un progetto ancora in fase di approvazione per la costruzione di diversi metri di gasdotti.
Green e blue economy – Per l’Ue si tratta di una delle sfide più impegnative. La Bei è già un dei maggiori investitori nel settore dell’economia circolare, avendo cofinanziato negli ultimi 10 anni progetti per 15 miliardi di euro. Nel quadro del Piano Juncker, la banca ha già investito 1,26 miliardi in ambiente ed efficienza energetica, stimando di generare un totale di 3,78 miliardi di finanziamenti. Ma non è tutto. Per cercare di “sfruttare appieno il potenziale” della blue economy e in particolare delle rinnovabili legate al mare, la Commissione sta attualmente valutando la possibilità di creare un piattaforma ad hoc con la collaborazione delle banche nazionali.