Bruxelles – Sale la tensione diplomatica tra Germania e Turchia, dopo che oggi il Bundestag ha approvato con una maggioranza schiacciante un risoluzione che definisce “genocidio” il massacro di un milione e mezzo di armeni da parte delle forze dell’impero Ottomano, tra il 1915 e il 1916.
Da Ankara sono arrivate ripetute proteste contro questa risoluzione, che attendeva da un anno di essere votata proprio per tentare di non farlo sembrare un atto contro l’attuale governo turco. Oggi il governo della Turchia ha già annunciato ritorsioni. In realtà la Germania è solo l’ultima, per ora, di una serie di Paesi che hanno già formalmente definito genocidio quegli episodi, e tra questi c’è anche l’Italia.
LA cancelliera Angela Merkel prova a trovare un dialogo, spiegando che “c”è molto che lega la Germania alla Turchia e, anche se abbiamo differenze di opinione su un singolo tema, la portata dei nostri collegamenti, della nostra amicizia e dei nostri nostri legami strategici è troppo grande”. Il vicepremier turco Numan Kurtulmus le risponde però che la scelta del Bundestag “è indegna delle relazioni di amicizia tra i nostri paesi. La Turchia risponderà in modo adeguato”. E, come primo atto, il governo di Ankara ha richiamato il suo ambasciatore a Berlino.
“La nostra intenzione non è mettere la Turchia sotto accusa, ma riconoscere che la riconciliazione è possibile solamente se i fatti vengono messi sul tavolo”, ha spiegato alla televisione tedesca Ard Volker Kauder, capogruppo al Bundestag dei Cristiano democratici di Merkel.
Per la Germania si è trattato di un percorso non semplice, nel quale sono state riconosciute anche le proprie colpe. Lo fece nell’aprile dello scorso anno il presidente della repubblica Joachim Gauck, riconoscendo per la prima volta che il massacro degli armeni fu “un genocidio”. Gauck sottilieò anche “corresponsabilità” tedesca nel crimine. “Anche noi tedeschi dobbiamo fare il nostro lavoro di memoria sulla complicità nel genocidio degli armeni”, disse Gauck riferendosi al coinvolgimento delle forze armate tedesche (alleato dell’impero Ottomano) nelle deportazioni degli armeni.
Il premier turco Binali Yildirim ha parlato oggi di “una scelta irrazionale” e ieri il presidente Recep Tayyp Erdogan parlando al telefono con Merkel aveva minacciato conseguenze “diplomatiche, commerciali, economiche, politiche e militari, perché siamo tutti e due nella Nato”.
Un fuoco di fila di promesse di vendetta che non può che complicare la delicata gestione dell’accordo sui migranti siglato tra Turchia e Unione europea, del quale la Germania è stata forte sostenitore.