Bruxelles – Più che di preoccupazioni legali, sembra trattarsi degli ennesimi timori degli Stati che non vogliono condividere con l’Italia il “fardello” dei migranti in arrivo. Così il nostro Paese interpreta la prudenza con cui è stata accolta a Bruxelles la proposta dei cosiddetti hotspot galleggianti, e cioè sostanzialmente grandi battelli su cui iniziare la registrazione dei migranti salvati in mare già prima del loro sbarco a terra. L’idea è semplice: oggi il sistema di salvataggio è effettuato con piccole imbarcazioni che, recuperati i migranti, rientrano immediatamente sulla terraferma. Secondo l’Italia, però si potrebbero iniziare ad utilizzare grandi imbarcazioni e lì “organizzare sistemi di assembramento di tutti quelli che arrivano e quando i migranti sono sulla nave, in attesa che questa si riempia, iniziare le operazioni di fotosegnalazione”, spiega Marco Peronaci, consigliere diplomatico del ministro dell’Interno, Angelino Alfano. “Non si parla di richiesta di asilo – specifica Peronaci – solo di fotosegnalazione”. In questo modo, secondo il governo, si potrebbero anche facilitare le operazioni: “Psicologicamente una cosa è che ti segnaliamo in mare, un’altra è che arrivi a terra, dove molti fanno resistenza”, spiega il consigliere di Alfano, che per anni è stato vice Rappresentante dell’Italia presso l’Unione europea.
Eppure a Bruxelles l’idea non sembra avere riscosso il successo sperato, si incontra prudenza se non aperta perplessità. “Siamo sempre aperti a discutere e meditare le proposte del mio buon amico Renzi, non sono contro, ma ci sono delle domande legali che bisogna esaminare”, ha avvertito ieri il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Ma quali sono queste preoccupazioni legali? L’Italia ha una sua interpretazione: “Il problema è che se ci presta una nave il Regno Unito – fa un esempio Peronaci – secondo il diritto internazionale quella batte la sua bandiera nazionale e allora il timore è che venga chiesto al Paese di accogliere i migranti”. Insomma, non si parlerebbe tanto di diritti del migrante quanto piuttosto di volontà di tutelarsi da parte degli Stati membri.
Ma per l’Italia la risposta è semplice: “Se il problema è lo Stato di bandiera, dateci la nave e ci mettiamo la bandiera italiana”, propone Peronaci. Insomma anche con questo sistema “tutti i migranti vengono portati in Italia, non discutiamo di questo”, assicura il consigliere di Alfano, che però insiste “almeno il supporto operativo per fare una cosa che riguarda non solo asilanti ma molti migranti economici va fatto insieme, con risorse comuni”.
In realtà le obiezioni legali a cui potrebbe andare incontro il progetto italiano sono anche altre. Ad esempio, trattenere i migranti su una nave anche per alcuni giorni, impedendogli di raggiungere la terra ferma, può creare problemi giuridici non indifferenti. Per non parlare del fatto che sulle navi si creerebbe una concentrazione di migranti molto elevata: persone probabilmente in condizioni sanitarie critiche, che hanno bisogno di cure e assistenza. Si deve riuscire ad assicurare che le condizioni sulle navi siano tali da essere ritenute dignitose, che ci siano operatori che parlano la lingua di tutti i migranti (verosimilmente di parecchie nazionalità diverse) per potere comunicare con loro. Di certo, non sarà una cosa semplice.