Londra – Non sono certo giorni facili quelli di David Cameron quando manca meno di un mese al voto su Brexit, il referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nell’Unione Europea.
Il partito conservatore si sta ulteriormente dividendo in vista del voto del 23 giugno, con attacchi quotidiani al primo ministro che rischia un voto di sfiducia se al referendum dovesse vincere la parte ‘Leave’, ma anche quella del ‘Remain’ dovesse farcela soltanto per pochi voti.
Certo è che la scelta di andare al referendum si sta rivoltando contro a Cameron, che nonostante stia cercando di sedare le battaglie interne alla sua formazione politica, si trova costantemente sotto il fuoco amico di Boris Johnson, ex sindaco di Londra, e di molti altri esponenti del partito.
Nadine Dorries e Andrew Bridgen, entrambi parlamentari conservatori e avversari di lungo corso del primo ministro, hanno dichiarato che durante l’estate la leadership di Cameron verrà messa in discussione.
In un’intervista rilasciata alla Bbc, Bridgen si è lanciato in duro attacco sui modi usati dal leader conservatore per condurre questa campagna referendaria “perdendo la maggioranza in parlamento” e proponendo di fatto elezioni politiche prima di natale, sicuro di trovare 50 parlamentari disposti a sottoscrivere un voto di sfiducia.
Priti Patel, ministro per il lavoro, in una lettera al Sunday Telegraph ha dichiarato che è facile per le persone ricche sostenere il fronte del ‘Remain’, perché questi ultimi non vivono “i servizi pubblici che stanno collassando” a causa dell’immigrazione, riferendosi al premier e al cancelliere George Osborne.
Micheal Gove, segretario di stato della giustizia, ha messo in guardia la popolazione sul problema delle case acquistate da compagnie ‘overseas’ e lasciate sfitte facendo aumentare il costo degli immobili, circa 100.000 secondo Vote Leave. Secondo Gove, la Corte di Giustizia non permetterebbe di introdurre una regola che richiederebbe la residenza come requisito necessario per la compravendita immobiliare e per questo invita a votare per l’uscita.