Roma – “Nel caso del sistema bancario, si è pressoché annullata la possibilità di utilizzare risorse pubbliche, nazionali o comuni, come strumento di prevenzione e gestione delle crisi”, ma “un intervento pubblico tempestivo può evitare una distruzione di ricchezza, senza necessariamente generare perdite per lo Stato, anzi spesso producendo guadagni”. Lo ritiene il governatore della Banca d’Italia, Ignazio visco, il quale è convinto che in Europa “andrebbero recuperati più ampi margini per interventi di questo tipo, per quanto di natura eccezionale”.
Il numero uno di Palazzo Koch chiede dunque un passo indietro all’Ue. Soprattutto auspica un ripensamento del ‘bail-in’ il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie che prevede il ricorso ai fondi di azionisti, obbligazionisti subordinati e perfino correntisti sopra i 100 mila euro per coprire i costi del salvataggio. Per Visco, “non è stato previsto un sufficiente periodo transitorio che consentisse a tutti i soggetti coinvolti di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime, né si è esclusa l’applicazione” del bail-in ai titoli “già collocati, anche al dettaglio”.
Il banchiere centrale critica la doppia velocità con cui si procede sulla via dell’integrazione. “Le limitazioni alle leve nazionali sono state rapidamente poste in atto”, dice, mentre “l’introduzione e la piena condivisione degli strumenti sovranazionali segnano invece un ritardo”. Invoca il completamento dell’Unione bancaria con tutti i meccanismi che erano stati previsti, e ricorda che “il fondo unico di risoluzione è stato costituito, ma i contributi versati dalle banche verranno messi in comune in tempi lunghi” e “non traspare una chiara determinazione a farne effettivamente uso”.
Poi, incalza ancora Visco, “il sistema unico di garanzia dei depositi non è ancora stato definito”, e la Commissione europea ha presentato una proposta “anch’essa caratterizzata da un lungo periodo di transizione”. A causa di queste carenze, l’Unione bancaria è “irregolare, incompleta”, mentre “richiede per la sua stessa sostenibilità di essere integrata con gli elementi mancanti”.
Il governatore di Banca d’Italia si spinge oltre parlando di Unione di Bilancio, la cui efficacia “richiede l’introduzione di strumenti di debito comuni e contestuali decisioni sul trattamento dei debiti nazionali preesistenti, nella prospettiva di un debito unico dell’Area” euro. In questa direzione “sono state avanzate, anche di recente, diverse proposte concrete”, ricorda Visco riferendosi probabilmente agli eurobond invocati dall’Italia per finanziare le politiche dell’immigrazione.
Proposta respinta al mittente principalmente dalla Germania. Il problema, per Visco è che “la diffidenza genera disaccordo” tra i Paesi membri, i quali sono impegnati “nella ricerca esasperata di garanzie reciproche”, ma con uno “sguardo limitato al risultato di breve periodo”. In questo contesto, ammonisce, “i passi necessari stentano a compiersi”.