Bruxelles – La multa più cara della storia europea potrebbe ammontare a 10,7 miliardi di dollari. E potrebbe abbattersi già fra poche settimane, o al più tardi entro fine anno, sui sei colossi produttori di camion che dominano il mercato del vecchio continente.
A svelarlo è il Financial Times. Il giornale inglese anticipa che a richiedere la sanzione potrebbe essere la Commissione europea, la cui commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, dal 2014, sta dando battaglia a Daf, Iveco, Daimler, Scania, Man e Volvo/Renault. Le società avrebbero manipolato i prezzi a loro vantaggio nel periodo di tempo tra il 1997 e il 2011. Mentre, subito dopo lo scandalo Volkswagen del 2015, avrebbero concordato i prezzi e i tempi per l’introduzione di nuove tecnologie di controllo delle emissioni.
La cifra prevista per la multa è il massimo che la Commissione può chiedere. Le regole antitrust europee prevedono che le sanzioni possano arrivare fino a un massimo del 10% dei fatturati globali delle aziende coinvolte. Nel caso dei colossi della produzione di camion, il calcolo porta alla cifra di 10,7 miliardi, la più alta mai pagata per una multa in Europa. Fino ad ora, il record lo deteneva quella che avevano dovuto pagare i produttori di televisioni nel 2012 e che la Commissione aveva fissato a 1,4 miliardi.
In previsione della multa, quattro dei produttori coinvolti hanno messo da parte diversi milioni per poi poter pagare la somma richiesta dalle autorità: la Daf ha accantonato 945 milioni, la Iveco 500, la Daimer 600 e la Volvo 444. Niente precauzioni per il gruppo Scania: “Non siamo in grado di stimare l’impatto che avranno le indagini”, si legge nel rapporto annuale della società. Diverso il caso di Man (che appartiene proprio al gruppo Volkswagen) da cui sembra che siano arrivate le informazioni più preziose sul caso. Secondo il Financial Times, in quanto “whistleblower” la società potrebbe sfuggire alla multa.
La Commissione però, ha invitato alla massima cautela precisando, attraverso le parole del portavoce Margaritis Schinas: “Il lavoro va avanti su questo caso e non abbiamo niente da dire fino a che il lavoro procede”. La Commissione ha anche aprofittato delle indiscrezioni per consigliare di “prendere le distanze” da “commenti leaks e speculazioni”, visto che “possono essere interessati perché sono legati ad interessi economici molto forti”.