Bruxelles – Le misure che l’Italia ha adottato per la gestione dei flussi di migranti nel Mediterraneo sono “ancora insufficienti”. Lo scrive in una lettera al governo italiano Matthias Ruete, direttore generale della Commissione europea per l’immigrazione. Il testo, rivelato domenica dal quotidiano Il Messaggero in particolare punta il dito sulla scarsa efficienza del sistema degli hotspot, i centri di identificazione delle persone che arrivano dal mare. Secondo Bruxelles la maggior parte dei migranti arriva al di fuori di questi centri che sono ancora troppo pochi rispetto a quanto promesso dal nostro governo.
Ruete chiede dunque “quali siano i tempi” per l’apertura di nuove strutture e lamenta il ritardo nella realizzazione di team “mobili” di identificazione dei migranti, che siano in grado di muoversi da un punto di approdo all’altro per effettuare le identificazioni secondo i criteri stabiliti dall’Unione europea. La preoccupazione europea per il ritardo è legata anche, scrive la lettera, alle previsioni di un aumento dei flussi nei prossimi mesi estivi.
Altro tema posto dalla Commissione è quello dei Cie, i centri dove dovrebbero essere ospitati i migranti che non hanno diritto all’asilo e devono essere rispediti nei loro paesi d’origine. Secondo Bruxelles in queste strutture ci sono ancora troppi pochi posti, meno di 500. In realtà il timore che Ruete manifesta è l’esternazione delle preoccupazioni di molti Paesi dell’Unione, che lamentano che troppi migranti non vengono tenuti nei Cie e dunque si avventurano verso il Nord Europa.
Dall’Italia arriva la risposta del ministro degli Interni Angelino Alfano, il quale spiega che “l’Europa deve prendere atto che se non si risolve un negoziato serio con l’Africa per evitare le partenze e se non si fa un negoziato serio con la Libia per dare una mano d’aiuto a noi, questo flusso di migranti non si può ridurre da un giorno all’altro. Noi maneggiamo le conseguenze – conclude il ministro ricordando anche quanti migranti vengono salvati ogni giorni dalla forze italiane – senza avere potere sulle cause”.