Roma – “La richiesta è stata accolta, la Commissione europea cambierà i suoi metodi di calcolo” dell’output gap, la differenza tra la crescita reale del Pil e quella potenziale. Lo ha annunciato ieri il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, in una audizione in Parlamento. La decisione, come ha indicato ieri una portavoce dello stesso esecutivo comunitario, non è però stata ancora presa, perché ci sista lavorando “assieme agli Stati membri nel working group” creato ad hoc per discutere della questione.
La richiesta avanzata dal ministro Padoan insieme con i suoi colleghi di Spagna, Portogallo, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Slovenia e Slovacchia, punta ad allineare il periodo di tempo sul quale vengono fatti i calcoli del parametro su cui si basa la definizione del saldo strutturale, che a sua volta determina eventuali richieste di aggiustamento dei conti pubblici da parte dell’Ue. La Commissione, fino ad oggi, lo calcola su un periodo di due anni, mentre l’Italia e gli altri Paesi fanno una valutazione basata su un periodo di 4 anni.
La discrepanza crea “una fortissima distorsione che penalizza l’Italia”, ha indicato il titolare di Via XX Settembre. “Per questo ci siamo fatti promotori di una lettera firmata da 8 Paesi per allungare l’orizzonte temporale” utilizzato da Bruxelles, e “la richiesta è stata accolta: la Commissione cambierà i suoi metodi”, ha concluso Padoan.