Bruxelles – La banda 700 Mhz sarà liberata in tutta Europa entro il 2020 per dare la possibilità agli operatori di sviluppare una connessione ultraveloce per i dispositivi mobili. L’appoggio alla proposta della Commissione Ue è arrivata oggi dai ministri competenti degli Stati membri, riuniti a Bruxelles per il Consiglio telecomunicazioni. I Paesi hanno adottato un documento che definisce un “approccio generale” per il potenziamento dei servizi di banda larga, sottolineando però che i servizi televisivi avranno la priorità nell’assegnazione delle frequenze inferiori ai 700 Mhz almeno fino al 2030.
Sembra quindi perdere peso la proposta avanzata dall’Italia di posticipare la migrazione dei broadcaster al 2022, su cui anche il vicepresidente della Commissione Ue Andrus Ansip aveva espresso qualche critica. Tuttavia, una piccola porta resta aperta. Secondo il documento approvato dal Consiglio, infatti, gli Stati devono riassegnare le frequenze fra i 694 e i 790 Mhz entro il 30 giugno 2020, ma possono chiedere ulteriori due anni di tempo “per ragioni giustificate dettagliatamente”. I 28 si sono anche impegnati ad approvare una “roadmap nazionale” entro il 30 giugno 2018, in modo da spiegare pubblicamente in che modo intendono rispettare la decisione.
A schierarsi immediatamente contro un possibile slittamento della scadenza sono stati gli operatori telefonici. “Speriamo di vedere uno scenario diverso rispetto a ciò che abbiamo visto con l’implementazione delle frequenze 800 Mhz, dove alcuni Paesi hanno chiesto periodi di tempo più lunghi per liberare la banda” ha dichiarato in una nota John Giusti, Chief Regulator Officer di Gsma, che riunisce circa 800 operatori mobili e più di 250 aziende nel mondo. “Riconosciamo che ci sono differenze nell’uso delle frequenze fra i Paesi membri, ed è naturale che i tempi possano variare leggermente – ha continuato – tuttavia, dovremmo essere d’accordo nel mantenere il 2020 come ultima pietra miliare nello spostamento verso il mobile della banda 700 Mhz. Senza questo impegno l’Europa rischia di cadere dietro altre regioni nello sviluppo della banda larga mobile”.