Bruxelles – L’Europa è il luogo di origine della cravatta, un primato che evidentemente non viene rivendicato abbastanza. Almeno non per alcuni deputati europei che hanno chiesto alla Commissione europea di istituire una ‘Giornata europea della cravatta’ per “riconoscere questo elegante capo di abbigliamento come parte del patrimonio culturale, di identità, di comunicazione e design d’Europa”, e “per consentire alle nazioni europee di preservare e rafforzare i loro legami reciproci e i loro collegamenti con il mondo in generale”. La richiesta ufficiale, arrivata attraverso una dichiarazione scritta, è stata fatta da 10 deputati croati, dei gruppi popolare, socialista, conservatore e liberale, e da altri 5 parlamentari, due sloveni, un bulgaro, un Ceco e un tedesco, tutti popolari. E per capire il perché di questa predominanza di croati in questa piuttosto bizzarra richiesta basta andare a scavare nelle radici storiche dell’elegante capo di abbigliamento che “è stato reso popolare dai cavalieri croati”. L’accessorio, rivendica la dichiarazione era “peculiare dell’uniforme indossata dai soldati croati”, ma poi “è stato adottato alla corte francese e nel corso del tempo è diventato un elemento indispensabile di abbigliamento la cui popolarità si è diffusa gradualmente in tutta Europa e in tutto il mondo”. Come potere quindi negargli un giorno di celebrazioni, verrebbe da domandarsi.
“Con tutti i problemi che ha questa Europa, con tutto le emergenze che ci sono da risolvere, alcuni eurodeputati hanno davvero pensato a istituire una giornata della cravatta. Questi colleghi impegnano così il loro tempo pagato con i soldi dei cittadini?”, si è chiesto l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Marco Affronte che denuncia: “L’idea stessa della proposta costa soldi: ci sono uffici che ci lavorano, la scrivono, la presentano, la traducono in 24 lingue, poi ci sono 751 deputati europei che la discutono, la votano. Ma vi rendete conto della perdita di tempo e di denaro per cose futili?”.
“Se vogliamo difendere i produttori di cravatte”, ha concluso Affronte, “allora per esempio diciamo no alla delocalizzazione della produzione delle cravatte in Cina”, invece di “istituire inutili commemorazioni che sono una vera ipocrisia e non servono a nulla”.