Bruxelles – Secondo i sondaggi sono i più favorevoli alla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea, il problema però è convincerli a recarsi alle urne. A meno di un mese dal referendum sulla Brexit, la partecipazione dei giovani al voto è una delle principali preoccupazioni di David Cameron. A confessarlo lo stesso premier britannico che in volo per il G7 in Giappone ha confidato ai giornalisti il suo grattacapo.
“Ho l’impressione che facciamo progressi con la nostra tesi, soprattutto con l’idea che la Gran Bretagna starà meglio se restiamo nell’Ue”, si è detto ottimista il premier. “La mia più grande preoccupazione – ha però raccontato – è fare tutto il possibile nelle settimane che vengono perché la gente si iscriva sulle liste elettorali e in particolare i giovani, perché è innegabilmente un voto sul loro futuro”.
I sondaggi in effetti mostrano che i giovani sono più inclini ad esprimersi per la permanenza del Regno subito nell’Ue, ma sono anche una fascia con un tasso di partecipazione inferiore alla media. Alle elezioni dello scorso anno, ha partecipato solo il 43% di giovani tra i 18 e i 24 anni, contro una media nazionale del 66%. Cifre non isolate, visto che la partecipazione dei giovani al voto nel Regno Unito è inferiore alla media almeno dal 1964.
Il bacino di voti dei più giovani potrebbe essere determinante, visto che, secondo gli ultimi sondaggi, il fronte del ‘sì’ e quello del ‘no’ sono ancora gomito a gomito, con anzi un leggero vantaggio per i sostenitori della Brexit. La data limite per iscriversi nelle liste elettorali per la consultazione del 23 giugno è fissato il 7 giugno.