Bruxelles – La proposta della Commissione europea per accelerare la creazione di un vero mercato unico digitale europeo ha generato reazioni da più parti. L’europarlamentare Nicola Danti, del gruppo S&d, ha dichiarato: “Senza paura di enfatizzare, mi sento di affermare che nel momento in cui l’Unione Europea affronta il suo massimo punto di crisi, nel momento in cui i cittadini hanno la percezione di istituzioni distanti dai loro bisogni concreti, il digitale può rappresentare un elemento chiave sul quale ricostruire un nuovo senso di appartenenza e con il quale proiettare il nostro continente nel futuro”. Insieme a lui, il gruppo dei Socialisti e democratici si è schierato tra i soddisfatti, anche se Evelyne Gebhardt, portavoce del gruppo per il mercato interno e la protezione dei consumatori, ha precisato: “La proposta deve comunque garantire la protezione della diversità culturale, facendo in modo che la scelta non vada a scapito delle voci culturali locali”.
Una voce preoccupata arriva per contro dall’organizzazione BusinessEurope. Il direttore generale Markus J. Beyrer ha precisato che rimangono ancora questioni su cui fare chiarezza: “Le regole complesse, la frammentazione ancora persistente (del mercato unico) e la mancanza di fiducia sono giustamente affrontati dal pacchetto presentato oggi. Tuttavia siamo preoccupati per la mancanza di chiarezza su alcuni elementi della proposta geo-blocking, in cui possono annidarsi delle scappatoie”. Secondo l’associazione delle camere di commercio e industria europee, Eurochambres, il pacchetto legislativo per la lotta contro il geo-blocking non centra il vero problema. Per quanto la proposta presenti aspetti positivi, legati al rispetto del diritto di libertà contrattuale e all’assenza dell’obbligo di vendere a mercati specifici, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero concentrarsi sui motivi fondamentali per cui i fornitori scelgono di non servire alcuni mercati dell’Ue o di offrire condizioni diverse. Arnaldo Abruzzini, Ceo di Eurochambres, ha spiegato che per quanto la proposta attuale si concentri sulle giuste questioni, “tuttavia avremmo preferito non aver bisogno di alcuna proposta sul geo-blocking, in quanto questo è un sintomo di un mercato unico ancora molto incompleto”.
Invece il gruppo dei Verdi-Ale si è espresso in modo critico sul pacchetto legislativo per la lotta contro il geo-blocking della Commissione. Julia Reda, portavoce del gruppo sull’agenda digitale, sostiene che questa proposta non affronta il problema del geo-blocking: “Il geo-blocking di fronte al quale si trovano gli utenti ogni volta che ricevono un messaggio che indica che un video non è disponibile nel proprio Paese non sarà risolto con questa legislazione. Un regolamento contro il geo-blocking che non riguarda i contenuti video online non raggiunge il suo obiettivo”. Secondo i Verdi la strada da fare per la cancellazione dei confini digitali è ancora lunga, soprattutto se si considera che “le barriere digitali impediscono l’accesso alla cultura, in particolare per le minoranze culturali, i migranti, i turisti e coloro che studiano le lingue”. E senza dimenticare che il geo-blocking comporta anche una “restrizione del pubblico e del numero di potenziali clienti per gli artisti e le start-up europee”.
Al contrario la Federazione degli editori europei esprime un messaggio di soddisfazione, ritenendo positivo il testo adottato dai commissari che esclude gli e-book, e altri servizi prestati tramite mezzi elettronici, con una clausola di revisione. Sarà così possibile per gli editori ed i librai fornire le prove sull’impatto di una tale normativa sul settore, in particolare per quel che riguarda le piccole e medie imprese.