Bruxelles – Foreign fighters che potrebbero tornare prima e in numero più elevato rispetto alle attese, altri attentati possibili, specialmente in Europa. È un quadro critico, quello descritto dal coordinatore anti-terrorismo dell’Unione europea, Gilles de Kerchove. “Faccio questo lavoro da otto anni e non mi sono mai dovuto confrontare con una minaccia così acuta e così diversificata”, spiega intervenendo in audizione davanti alla commissione Affari esteri del Parlamento europeo. “Il numero di foreign fighters che è senza precedenti – spiega il coordinatore antiterrorismo Ue – è stato ridotto negli ultimi mesi e settimane grazie alle misure prese dall’Ue e dagli Stati membri. C’è stata una riduzione significativa, ma non si è fermato il flusso di chi parte per Siria e Iraq”. Anche Daesh, che rimane “un’organizzazione abbastanza imponente, per risorse finanziarie, comunicazione e numero di combattenti”, secondo De Kerchove è però stato “significativamente ridimensionata grazie alla coalizione anti-Isis, all’esercito iracheno, alle forze speciali e ai peshmerga”.
Una buona notizia? Certamente, ma la reazione potrebbe essere ancora più pericolosa. “Sono possibili altri attacchi in occidente, specialmente in Europa”, avverte De Kerchove, spiegando che proprio in questo momento di maggiore pressione Daesh potrebbe volere avere nuovi “successi” da vantare. Così i foreign fighters potrebbero tornare “prima e in numero più elevato di quello che ci aspettavamo”. Altra possibile evoluzione, legata alle crescenti difficoltà di accesso in Siria, potrebbe essere, secondo il coordinatore antiterrorismo Ue, lo spostamento della leadership di Daesh da Siria e Iraq verso la Libia.
In questa situazione è cruciale “evitare il legame tossico tra immigrazione e terrorismo”, prima di tutto diventando “più efficienti ai confini per identificare chi entra”. In particolare, esorta De Kerchove, “questo richiede che i Paesi in prima linea, soprattutto Grecia e Italia, abbiano tutto l’equipaggiamento necessario per la raccolta delle impronte digitali” e per la registrazione dei nuovi arrivati.
Alla sicurezza dell’Ue senza dubbio non contribuirebbe poi una eventuale Brexit. “Credo che la Brexit non aggiungerebbe sicurezza, al contrario”, commenta De Kerchove, sottolineando che “il Regno Unito è tra i Paesi Ue quello che più ha aiutato nell’antiterrorismo” visto che “si è confrontato con il terrorismo e ha sviluppato risorse sofisticate”. Anche per questo “tutti “speriamo che il Regno Unito rimanga, non solo per quello che noi possiamo portare ma anche per quello che loro portano a noi”, conclude De Kerchove.