Bruxelles – Trovare una strategia comune per rafforzare la sicurezza energetica dell’Unione europea. È questo l’obiettivo della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia riunita in audizione pubblica il 23 maggio, a Bruxelles. E per raggiungerlo “non si potrà fare affidamento solo sulle rinnovabili, perché da sole non bastano. Con l’aiuto del gas, invece, queste arriveranno ad avere un valido compagno per una base sostenibile e per un futuro con poche immissioni di Co2”. Lo ha ricordato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, nel suo intervento.
Il pacchetto gas è importante perché consolida il mercato interno delle energie e focalizza l’attenzione su una sicurezza di rifornimenti che prima l’Europa non poteva vantare. “Dagli anni ’70 l’Ue ha scelto il gas naturale e ha investito per decenni nel mercato del gas integrato, così ora ha una struttura completa”, ha ricordato Descalzi. L’Unione deve concentrare quindi i suoi sforzi nella costruzione di un mix energetico che vedrà coesistere le rinnovabili e i gas. “Un utilizzo variegato delle energie è possibile se si introdurrà anche l’Eps (Emissions Performance Standard, cioè un prezzo indiretto sulla Co2)”, ha ribadito Descalzi.
L’Europa del gas è più forte anche perché oltre che sui fornitori tradizionali, come Russia, Norvegia o Algeria, ora può fare affidamento anche sui nuovi giacimenti scoperti del Mediterraneo orientale. “Questi potranno avere un impatto rilevante sui prezzi energetici e contribuire significativamente all’agenda della Cop21”, hanno spiegato da Bruxelles. Inoltre, gli Stati Uniti si stanno proponendo come i primi esportatori di Gnl, cioè di gas liquefatto naturale, e rappresenteranno un’ulteriore sicurezza nei rifornimenti.
La politica estera, rappresenta ancora un’incognita e un pericolo per la certezza dell’approvvigionamento energetico. Per questo si sono svolti degli “stress test” in cui si è simulata una situazione in cui i rifornimenti dalla Russia non arrivavano più, per essere preparati a gestire le emergenze. Anche in quest’ottica la diversificazione delle fonti rimane la soluzione: riduce la dipendenza da un unico Paese, come succede nel caso russo, e garantisce approvvigionamenti continui. L’Italia – nella mappa mostrata dalla commissione parlamentare – rientra fra i Paesi che godono di una buona varietà di rifornimenti.