Bruxelles – Erano pronti a sfiduciare la Commissione europea, o almeno a provarci portando il dibattito nella Plenaria del Parlamento europeo, ma alla fine la loro attitudine troppo ‘bipartisan’ da partito “né di destra né di sinistra” ha fatto saltare il piano. La mozione di censura del Movimento 5 Stelle contro l’esecutivo Juncker, accusato di non aver rispettato le regole sui biocidi mettendo così in pericolo la salute degli europei, non sarà più messa ai voti in quanto gli esponenti della Sinistra Unita Gue hanno ritirato il loro sostegno quando hanno scoperto che tra le firme a supporto del provvedimento c’erano anche quelle dell’estrema destra di Marine Le Pen.
I 5 Stelle volevano portare in Aula a Strasburgo il testo che chiedeva alla Commissione europea di rendere conto delle violazioni dei regolamenti sui biodici, sostanze chimiche usate nei disinfettanti che si usano per pulire ad esempio dispositivi medici o piscine, e che contribuiscono a provocare il cancro. La mozione, a firma del capodelegazione dei 5 Stelle Piernicola Pedicini, sottolineava il fatto che l’esecutivo comunitario fosse stato richiamato dalla Corte di Giustizia dell’Ue per non essere stata abbastanza veloce nell’emanare i regolamenti volti a stabilire quando una sostanza classificata come biocida, va considerata interferente endocrino ed è quindi nociva per l’uomo.
Per portare in Aula una mozione del genere sono necessarie le firme di un decimo degli eurodeputati, ovvero 76. La mozione Pedicini ne aveva raccolte dieci in più, ovvero 86, sia nel gruppo euroscettico Efdd di cui fanno parte i pentastellati, sia nel gruppo misto, ma anche nella Sinistra Unita Gue e nel gruppo dell’Europa delle Nazioni e della Libertà di Le Pen e Matteo Salvini. Ma a quanto pare i 16 eurodeputati della Gue che hanno appoggiato l’iniziativa non erano stati informati del fatto che avrebbero sottoscritto la richiesta di sfiducia insieme alla leader del Front National e degli altri membri del suo gruppo di estrema destra.
E la cosa non è affatto piaciuta a Marina Albiol Guzmán, la capodelegazione della Izquierda Unida che alla votazione per il presidente del Parlamento si era presentata in Aula con una maglietta dell’azione antifascista, e nemmeno all’irlandese dello Sinn Feinn Martina Anderson, né tanto meno a Eleonora Forenza di Rifondazione comunista, agli altri italiani della Gue a Curzio Maltese e Barbara Spinelli e a tutti i gli altri membri del gruppo della Sinistra radicale che hanno deciso di ritirare le loro firme, facendo così saltare la mozione che non ha quindi più i numeri per essere portata in Plenaria.