Refugees welcome – ma non ovunque
Secondo uno studio di Amnesty International ripreso dal Guardian sull’atteggiamento dei cittadini di oltre 27 nazioni riguardo coloro che fuggono da guerre e persecuzioni, ben il 70% degli intervistati ritiene che i loro governi dovrebbero fare di più per aiutare questi migranti. Le nazioni più ben disposte verso l’accoglienza? Dopo la Cina, la Germania e il Regno Unito (tutti con percentuali ben superiori all’80%). Agli ultimi posti, Russia e Indonesia.
Jihad e Francia
Les Découdeurs di Le Monde offre un’interessante approfondimento sui 1900 francesi coinvolti nella jihad in Siria e in Iraq: di questi circa mille hanno visitato quelle nazioni (e 650 sono ancora “sul campo”) e altri 850 hanno espresso chiaramente la loro volontà di partire. Chi torna in Francia è sottoposto a controllo e sorveglianza nella speranza di far cambiare loro idea, ma spesso chi resta lì viene direttamente coinvolto in attività terroristiche e rischia di non tornare affatto.
Le elezioni austriache
La possibilità che per la prima volta in Europa dopo la sconfitta del Nazismo venga eletto un rappresentante dell’estrema destra come capo di stato in Austria dovrebbe essere un segnale forte per l’Unione, scrive Sylvie Kaufmann sul New York Times, affinché riesca a superare gli estremismi che sempre più la caratterizzano (pensiamo a Le Pen e alla possibilità che riesca a correre per le presidenziali in Francia il prossimo anno, ad esempio).
Austria, un passo avanti – o indietro?
Secondo il Der Spiegel, l’Austria è prima nella corsa al ritorno degli estremismi in Europa – e no, non è una notizia positiva. Hofer infatti è convinto oppositore del multiculturalismo, della globalizzazione e dell’immigrazione, solo per citare alcune delle sue moderne e umanitarie idee.
Marea nera contro la libertà di espressione?
Su El País, Timothy Garton Ash ci ricorda che paesi come Germania, Turchia, Polonia e Regno Unito sono testimoni in questo periodo di ripetuti attacchi contro la libertà di espressione – i giornalisti sembrano oggetto di tentativo di silenziare le voci fuori dal coro, e se questo purtroppo non stupisce più nel caso della Turchia, gli esempi di UK e Germania dovrebbero farci capire il reale pericolo che corriamo se i governi continueranno a voler gestire l’informazione grazie al “pretesto” delle leggi antiterrorismo.
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