Bruxelles – Tra il 2013 e il 2014 15.846 persone sono state vittime della tratta di esseri umani nell’Unione europea. “Ma il numero potrebbe essere molto più alto, visto che parliamo di casi registrati dalle autorità nazionali”, avverte il commissario Dimitris Avramopoulos nel presentare a Bruxelles il report sul fenomeno. La relazione rivela che le vittime vengono destinate soprattutto allo sfruttamento sessuale (il 67% di quelle registrate). Non a caso oltre i tre quarti delle vittime, ben il 76%, erano donne mentre almeno il 15% erano minori. Oltre allo sfruttamento sessuale la tratta viene fatta a scopo di accattonaggio, di attività criminali forzate, matrimoni forzati, vendita degli organi. Il report parla perfino di traffico di neonati e bambini piccoli per l’adozione, con addirittura donne in gravidanza costrette a abbandonare i propri figli appena nati.
Il fenomeno non riguarda come si potrebbe pensare solo immigrati extracomunitari ma in grandissima parte (il 65%) cittadini comunitari. Le vittime europee provengono principalmente da Romania, Bulgaria, Paesi Bassi, Ungheria e Polonia mentre quelle extracomunitaria soprattutto dalla Nigeria, seguiti dai cittadini di Cina, Albania, Vietnam e Marocco.
“È inammissibile e imperdonabile, dal punto di vista morale e giuridico, che nell’Unione europea del ventunesimo secolo degli esseri umani siano comprati, venduti e sfruttati come merci. È nostro dovere personale, collettivo e legale fermare questa tratta”, ha dichiarato Avramopoulos.
Il report della Commissione segnala che “un preoccupante aumento” del traffico delle donne nigeriane, che arrivano in Europa passando dalla Libia. Gli ingressi registrati l’anno scorso nel periodo gennaio-settembre sono stati 4.371, rispetto ai 1.008 del 2014, e secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni l’80% di loro sono state vittime di tratta probabilmente ai fini dello sfruttamento sessuale.