Bruxelles – Il campo profughi di Idomeni in Grecia, al confine con la Macedonia, mostra una “una tragedia umana” ed è “il simbolo del fallimento europeo nelle politiche della migrazione”. Ne è convinto il socialdemocratico ungherese Peter Niedermuller che guida una missione di eurodeputati nello Stato ellenico per verificare di persona le condizioni in cui si trovano i rifugiati presenti nel Paese.
“Nel breve termine dobbiamo garantire assistenza sanitaria, assistenza sociale, sostegno psicologico e l’accesso all’istruzione per i bambini”, mentre “a medio termine, abbiamo bisogno di un processo basato su alternative legali con cui queste persone possono essere ricollocate o gli possa essere concessa protezione internazionale in Grecia”, ha chiesto Niedermuller secondo cui poi “nel lungo termine, abbiamo bisogno di un sistema europeo di asilo veramente comune”,
“Molti rappresentanti dei Governi di diversi Stati membri hanno solcato questo campo, molti ne avranno visto le immagini, molti avranno letto degli episodi di violenza e di abusi sulle donne e sui minori”, ma dopo aver “indossato il completo blu e discusso attorno a un tavolo”, hanno solo mostrato “solidarietà a parole, religiosi minuti di silenzio”, concesso “un po’ di soldi qua e là”, giurando però “fedeltà indiscussa ad un unico principio: mors tua, vita mea”, ha attaccato Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle, anche lei membro della delegazione dopo la visita a Idomeni.
Gli europarlamentari hanno incontrato il ministro all’Immigrazione Ioannis Mouzalas che ha assicurato che la Grecia intende chiudere il campo di Idomeni entro metà giugno e spostare i rifugiati, per la maggior parte siriani ma anche afgani e iracheni, in altre località con strutture migliori.