Bruxelles – Non usa mezzi termini il presidente del Consiglio europea Donald Tusk nel commentare da Copenhagen le ultime uscite del britannico Boris Johnson sull’opportunità della Brexit, nelle quali ha paragonato il progetto europeo ai piani della Germania nazista: E’ fuori di testa.
“Quando sento il progetto dell’Unione paragonato ai piani e progetti di Adolf Hitler non posso rimanere in silenzio – ha detto Tusk incontrando la stampa -. Questi argomenti assurdi dovrebbero essere completamente ignorati se non fossero stati usati da uno dei politici più influenti del partito di governo. Boris Johnson ha superato i confini di un discorso razionale, dimostrando amnesia politica”. Il polacco riconosce che lo stato d’animo di molti cittadini europei è per lo meno dubbioso nei confronti dell’Unione, ma, sottolinea, “in nessun modo questo può essere una scusa per questo pericoloso balckout”.
Tusk ovviamente riconosce che “tutti in Europa hanno il diritto di organizzare referendum e porre anche le domande più difficili. Ma noi, i sostenitori dell’Unione europea, abbiamo anche il diritto, l’obbligo anche, di difendere la nostra visione dell’Europa”, e però “difendere non significa dare lezioni a nessuno. I cittadini britannici potranno prendere questa decisione da soli e non hanno bisogno di suggeritori, soprattutto da Bruxelles”.
Il presidente del consiglio ammette che “l’Ue può essere accusata di molte cose, ma rimane ancora la protezione più efficace contro i conflitti sempre più pericolosi, e spesso tragici tra le nazioni d’Europa. Oggi, dobbiamo cominciare finalmente a ricordare a noi stessi questa verità banale, e forse noiosa: l’unica alternativa all’Unione è il caos politico, il ritorno di egoismi nazionali, e di conseguenza, il trionfo di tendenze anti-democratiche, che possono portare alla storia che si ripete”.
Oggi l’atmosfera in Europa è di incertezza, alimentata da crisi e tensioni che però, sostiene Tusk “non sono state provocate dall’Unione Europea: il massiccio afflusso di migranti, la crisi economica mondiale, il terrorismo o l’aggressiva politica russa. Sono convinto che l’Unione europea – insiste – è il nostro strumento comune per risolvere i problemi. Vorrei sottolineare, uno strumento comune, non un super stato”.