Bruxelles – Dopo quasi due mesi dagli attentati terroristici di Bruxelles sono ancora troppi i punti interrogativi, soprattutto per quel che riguarda il ruolo, o meglio le mancanze, della polizia belga. Jean-Pierre Doraene, ex capo della polizia giudiziaria di Charleroi e consulente dell’ex ministro degli interni Joëlle Milquet, ha cercato di fare chiarezza sulla questione. Con un rapporto di quaranta pagine, affidato al giornale Le Vif/L’Express, Doraene descrive il decadimento della polizia e cerca di rintracciare i semi che hanno permesso la crescita della minaccia terroristica nel cuore di Bruxelles. “Si tratta di un contributo personale, fondato su un’esperienza di più di trentatré anni nella polizia giudiziaria”, ha dichiarato l’autore. “Non posso accettare che ci si concentri subito su eventuali fallimenti individuali, in questo caso contro gli investigatori della Dr3, la sezione anti-terrorismo di Bruxelles, senza interrogarsi sulle cause sottostanti. La mia unica motivazione è l’interesse pubblico, data l’entità della tragedia”. Il report è uno degli elementi che andrà a comporre il dossier della commissione parlamentare d’inchiesta sugli attentati terroristici.
Pochi soldi e poco personale. La polizia federale è sotto finanziata e indebolita: questo è il primo fattore preoccupante che si evince dal report di Jean-Pierre Doraene. Dal 2008 al 2014 la polizia federale ha subito dei tagli al bilancio per un totale di 98,6 milioni di euro e le restrizioni sono andate crescendo fino al 2015, prima degli attacchi di Parigi. In particolare, all’interno della sezione giudiziaria della polizia federale (Pjf) il deficit di personale è dovuto ai ritiri per le pensioni, che in parte non vengono sostituiti. Tra il 2001 e il 2015, in ben 14 anni, il quadro operativo della polizia giudiziaria federale è aumentato di sole 96 unità, passando da 3.620 a 3.716 poliziotti. Anche la piramide dell’età del personale desta preoccupazione: nel 2010 solo l’1,5% del personale operativo era sotto i 30 anni, il 43% aveva più di 50 anni e circa l’81% del personale aveva superato la soglia dei 40 anni.
Mancanza di approcci preventivi e proattivi. Contro il radicalismo e il terrorismo , secondo Doraene, la mancanza di risorse e personale ha compromesso gli approcci preventivi e proattivi, quando invece sarebbero fondamentali per individuare le azioni preliminari per un attentato ed eventualmente evitarlo. In Belgio la lotta al terrorismo è principalmente concentrata nei distretti di Anversa, Bruxelles, Charleroi e Liegi. E nel 2010, la polizia giudiziaria federale riservata a queste zone ammontava al 78% dei servizi anti-terrorismo e al 50,5% della polizia giudiziaria federale di Bruxelles e della sua sezione specializzata Dr3. Ma la polizia giudiziaria deve svolgere due missioni: principalmente una di carattere repressivo, che consiste nel condurre le indagini sotto la supervisione delle autorità giudiziarie, in caso di infrazione o tentativo di infrazione. Inoltre deve occuparsi di attività di prevenzione in materia di sorveglianza dei gruppi “a rischio” (hooligans, gruppi di estrema sinistra o di estrema destra, radicalismo religioso ed altri) sotto la supervisione del direttore-coordinatore della polizia amministrativa federale. Il problema è che a Bruxelles la Dr3 occupa solo il 6,8% del suo personale, cioè 7 persone, per queste missioni di prevenzione. Decisamente un numero esiguo.
Scarse risorse per la sezione anti-terrorismo. La Dr3 della polizia giudiziaria federale di Bruxelles ha quindi dovuto abbandonare le sue missioni proattive a causa della mancanza di personale. E in una relazione del 31 marzo 2012, la stessa sezione ha riconosciuto questa carenza: “Non possiamo che constatare l’emorragia continua della Dr3 e i suoi effetti sulla gestione dei casi”. Per questo era necessario un rafforzamento “da cinque a dieci persone o più per sviluppare una capacità d’inchiesta nella parte proattiva”, perché, spiega la Dr3, “stiamo raccogliendo sempre più segnali che ci permettono di affermare che l’approccio proattivo in alcuni ambienti è più che necessario “. Il commissario generale, Catherine De Bolle, ha quindi suggerito al direttore giudiziario della Pjf di Bruxelles di adottare misure nazionali e di cercare il sostegno delle altre polizie giudiziarie per aiutare la Dr3. Da parte sua il ministro degli Interni Joëlle Milquet aveva previsto, entro luglio 2012, la concessione di ulteriori risorse nel quadro del suo ‘Piano radicalismo’. Tuttavia “l’effettiva attuazione di queste misure è stata compromessa a causa di un nuovo taglio sul bilancio del personale del 2014 (pari a 14,1 milioni di euro) e a causa delle polemiche sulle misure contenute nel rapporto ‘Ottimizzazione della polizia federale’ del gennaio 2013”, afferma Jean-Pierre Doraene.
Problemi di leadership. A tutto ciò si è aggiunta la questione della leadership per quel che riguardava la materia terrorismo. Il rapporto sull’ottimizzazione sosteneva che tutte le indagini dovevano essere centralizzate nelle mani della polizia giudiziaria federale di Bruxelles. Ma le Pjf di Anversa, Liegi e Charleroi si sono opposte, sostenendo che questo accentramento avrebbe compromesso l’efficacia della lotta contro il terrorismo. Alla fine è stato deciso che queste avrebbero mantenuto la loro unità ‘locale’, ma che, se necessario, avrebbero dovuto prestare degli investigatori alla Dr3. A fine ottobre 2015 si è finalmente giunti ad un aumento degli effettivi della Dr3, da 103 a 140 unità. Ormai troppo tardi per anticipare gli attacchi di Parigi e Bruxelles.