Stabilità, banche e dibattiti inutili
In un’intervista rilasciata a Tonia Mastrobuoni su Repubblica, Hans Weidmann ribadisce che “il dibattito sulle nazionalità non porti da nessuna parte. Non si tratta di avere una politica monetaria tedesca, olandese o spagnola, ma orientata all’obiettivo della stabilità. E neppure si può ammettere di escludere a priori che la presidenza della BCE sia affidata a un tedesco, a un francese o a un italiano”. Come dire, parliamo solo di cose serie, bitte.
Il condominio Europa
Sul Guardian Peter Wolodarski paragona l’Unione Europea a una sorta di associazione di condomini: magari non perfetta, non sempre amata, ma che in ogni caso garantisce una situazione migliore di quella che ci sarebbe in sua assenza. Al contempo, è facile lamentarsi dell’UE, dato che tutti ne facciamo parte ma ben pochi ne sentono la responsabilità diretta: bisogna invece rafforzare il senso di appartenenza per migliorare l’Unione senza portarla al collasso con gli estremismi.
Rifugiati, non merce di scambio
Ben Rawlence sul New York Times scrive un lungo editoriale su come i flussi di migranti siano ormai considerati semplici pedine nello scacchiere geopolitico internazionale, e questa attitudine deve finire: non merce di scambio per ottenere più soldi o più concessioni ma esseri umani che scappano dalla devastazione e spesso compiono viaggi al limite dell’umano.
Sarkozy e l’Unione
Secondo l’apparentemente inossidabile Sarkozy su Le Monde, la Francia non ha una vera leadership in Europa, altrimenti riuscirebbe ad utilizzare la discussione sulla Brexit come proposta di riforma dell’Unione e al contempo a opporsi strenuamente alla possibile uscita del Regno Unito. Sarkozy critica aspramente anche l’accordo con la Turchia, che definisce un paese sempre più vicino alla dittatura, e propone la creazione di una “euro-Schengen” composta dai ministri dell’interno dei paesi membri, con un presidente stabile, che abbia potere diretto su Frontex.
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