Bruxelles – Non è mai passato di moda, ma in Belgio è il personaggio del momento. Perché ha riportato il Club Brugge a vincere il campionato dopo undici anni, certo, e perché ha confermato una volta di più le sue doti e i suoi valori sportivi, che ne hanno fatto uno dei più grandi di sempre del football belga. Numero uno come calciatore (nel vero senso dell’espressione, in quanto portiere) e numero uno come allenatore, Michel Preud’homme continua a far parlare di sé anche dopo aver appeso scarpe e guantoni al chiodo. Il campionato vinto come allenatore dei nero-blu di Bruges è solo l’ultimo capolavoro della sua carriera. Averlo fatto battendo con un sonoro 4-0 l’Andelecht ha reso l’impresa ancor più grande. Un primo anno di assestamento per gettare le basi, poi la seconda stagione terminata con la vittoria della coppa nazionale, e quest’anno il titolo di campioni di Belgio, con una finale di coppa nazionale (persa) a certificare un’annata eccezionale. Chi nel Cda del Club Brugge aveva puntato su Preud’homme aveva visto giusto.
Michel Preud’homme aveva allenato in Belgio l’ultima volta nel 2010. Era sulla panchina del Gent, dove non ha raccolto niente in termini di trofei, ma risultati comunque di rilievo per una squadra non proprio nel gotha del calcio nazionale. Una finale di coppa del Belgio nel 2008 (persa contro l’Andelecht) e un terzo posto nel 2010 il massimo ottenuto alla guida degli “indiani” de La Gantoise. Poi l’esperienza oltre-confine. Una sola stagione al Twente nella veste di guastatore delle tradizioni locali: secondo posto in campionato, vittoria di coppa e supercoppa d’Olanda (entrambe contro l’Ajax), e momentanea rottura dello strapotere delle solite Ajax, Psv e Feyenoord. Quindi destinazione Riyad. In Arabia saudita Preud’homme ha guidato l’Al-Shabab alla vittoria del sesto campionato nazionale e una finale della coppa del re. Infine il rientro in patria per risollevare sorti e blasoni del Club Brugge. E’ la storia recente, le cui celebrazioni sono appena cominciate. Brugge campione e accesso diretto in Coppa Campioni, come si chiamava ai tempi in cui Preud’homme ancora giocava a calcio.
La vittoria della Jupiler Pro League 2015-2016 non può che alimentare il mito Preud’homme. Nel 1994, a 35 anni, tornò dal mondiale americano il “Guanto d’oro”, il riconoscimento che si dà a ogni miglior giocatore della competizione per quel ruolo. Anche se il Belgio uscì agli ottavi, Usa ’94 fu il suo mondiale. E’ il primo e unico nazionale belga a poter vantare tanto. Poi sono venuti Oliver Kahn, Gianluigi Buffon e Iker Casillas. Nomi che aiutano a spiegare chi è e chi era Preud’homme. Non era presente in Messico nel 1986 quando la sua nazionale si piazzò quarta dopo aver eliminato l’Urss, e partecipò solo come terzo portiere ai campionati europei del 1980, quelli giocati in Italia, dove il Belgio finì secondo. In Italia ci tornerà nel 1990, stavolta da titolare, per i mondiali dei sogni e dei rimpianti azzurri. Verrà beffato agli ottavi dall’inglese Platt, all’ultimo minuto supplementare. E’ a livello di club che Preud’homme ha fatto grande il Belgio, con il Mechelen vincitore della Coppa delle Coppe (contro l’Ajax, un’altra volta) e della supercoppa europea nel 1988. A oggi, quella è l’ultimo club belga ad aver vinto in Europa. A Bruges si godono la festa, sognando di aggiornare gli almanacchi e riscrivere la storia del calcio europeo. Contando sul fattore Preud’homme.