Roma – Sull’immigrazione in Europa “stiamo perdendo la bussola, occorre cambiare e farlo in fretta”. Il monito arriva dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, oggi a Pozzallo (Rg) per partecipare a ‘Sabir, festival delle culture mediterranee’. Boldrini torna a puntare il dito contro l’accordo sui migranti tra Ue e Turchia, denunciando che “oggi stiamo delocalizzando i principi dei trattati europei ad altri Stati”. La critica sembra estendersi anche all’idea di ripetere con i Paesi africani accordi di riammissione analoghi a quello stipulato con Ankara. Proposta avanzata dal governo italiano e ben accolta in Europa, salvo l’assenza di un’intesa su come reperire i fondi necessari.
La titolare dello scranno più alto di Montecitorio ribadisce poi le proprie critiche all’Ue sulla gestione dei migranti. “Non è possibile – sostiene – che l’Europa, con ha una popolazione di 500 milioni di persone, non riesca a gestire l’arrivo di un milione di rifugiati, che sono lo 0,2% degli abitanti del Vecchio Continente”.
La presidente della Camera condanna anche l’ipotesi di una barriera con la quale il governo austriaco vorrebbe chiudere il valico del Brennero. “Il muro è il fallimento della politica”, dice, che “quando non vuole risolvere il problema abbassa la testa rinviandolo”. Per la presidente, in questo modo “comincia il declino. Per questo dico no a tutti i muri che creano dolore. Spero che in Austria ci ripensino. Il muro non risolve, è impraticabile, velleitario e triste”, spiega, “perché lo vorranno tutti più alto”.
Fondamentale invece, per Boldrini, la creazione di una guardia costiera europea perché “senza Unione europea il terrorismo non si può sconfiggere“, così come occorre “una Procura europea in modo da mettere in circolo le stesse informazioni”.
Intanto prosegue l’impegno della terza carica dello Stato per una maggiore integrazione europea. Boldrini ha infatti annunciato che il 22 e 23 maggio prossimi, in occasione del periodico incontro tra i presidenti delle Assemblee parlamentari dei 28, a Lussemburgo, presenterà il documento per il federalismo europeo sottoscritto a Roma con i colleghi francese, tedesco e lussemburghese, ai quali se ne sono già aggiunti altri 9 – quelli di Austria, Belgio, Cipro, Grecia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna – per un totale di 12 Paesi e 13 Assemblee (in Spagna hanno firmato i presidenti di entrambe le Camere).
Alla presidente piacerebbe che un’Europa federale comprendesse tutti e 28 i Paesi membri, ma, con pragmatismo, pensa “sarà più probabilmente vicina ai 19 dell’Euro” e “forse di meno”. In ogni caso, precisa, ne faranno parte “sicuramente quei Paesi che vogliono mettere in comune competenze in un vero spazio unico non plurimo”.