Strasburgo – Il Parlamento europeo vuole fare chiarezza sulla legittimità del finanziamento da quasi 600mila euro al partito pan-europeo di fascisti, neonazisti e negazionisti fondato da Roberto Fiore. Un quarto degli eurodeputati appartenenti ai gruppi del Ppe, S&D, Alde e Gue, hanno sottoscritto la richiesta di portare la questione davanti alla commissione Affari costituzionale e poi in Plenaria, per un voto che potrebbe imporre la restituzione dei soldi. Sì, perché a oggi quel finanziamento è a disposizione dell’organizzazione di Fiore, che potrebbe chiederne l’erogazione, salva la possibilità che al termine della procedura parlamentare venga chiesto il rimborso.
Quando la notizia fu resa pubblica da Eunews lo scorso 25 aprile, fu un fiorire di dichiarazioni di indignazione. Diversi deputati europei, tra cui gli italiani Sergio Cofferati, Elly Schlein, David Sassoli e Curzio Maltese si impegnarono a fare qualcosa per impedire il finanziamento. I membri dei diversi gruppi si sono mossi inizialmente in maniera autonoma e non coordinata per provare a trovare un modo per bloccare un provvedimento oramai già autorizzato dal bureau dell’Aula, il massimo organo decisionale amministrativo del Parlamento, composto dal presidente Martin Schulz, 14 vice presidenti (tra i quali gli italiani Antonio Tajani e David Sassoli) e cinque questori.
Il problema è che la prima analisi quando si accorda un finanziamento del genere viene fatta solo analizzando lo statuto dell’organizzazione. La fondazione Europa Terra Nostra, e il partito europeo Alliance for Peace and Freedom (Afp), fondati dal neofascista Roberto Fiore, “avevano provato già negli anni passati a ottenere fondi pubblici, ma gli erano sempre stati negati. Quest’anno però hanno presentato la domanda con uno statuto che era stato scritto in maniera tale da poter passare il vaglio dell’Aula”, ci spiega una fonte del Parlamento europeo.
Ieri però con una raccolta di firme all’ultimo secondo è stata presentata ufficialmente una domanda di verifica del finanziamento alla conferenza dei presidenti che ha dato il via libera. Questo significa che l’organizzazione neofascista verrà ascoltata in commissione Affari costituzionali e sulla sua legittimità (che verrà analizzata tenendo conto di “statuto e azione”) verrà anche chiesto un parere di un comitato di garanti formato da tre personalità indipendenti scelte ciascuna da una delle tre istituzioni comunitarie: Commissione, Consiglio e Parlamento. Dopo l’audizione la commissione scriverà un parere sull’opportunità o meno del finanziamento, che verrà portato in Aula dove sarà votato in una consultazione a maggioranza semplice. Sarà così il massimo consesso dell’Assemblea comuitaria a decidere se il finanziamento dovrà essere accordato o meno.
La procedura però non ha convinto tutti, e non a caso il gruppo dei Verdi, pur essendo dichiaratamente antifascista, non ha aderito. Questo perché si teme per la creazione di un pericoloso precedente. Le organizzazioni di Fiore, infatti, non verrebbero punite in quanto fasciste, ma piuttosto per il loro carattere anti-europeo. E diversi partiti all’interno del Parlamento di Strasburgo, anche all’interno della stessa Gue che pure ha partecipato alla raccolta di firme, potrebbero essere soggetti in futuro alla stessa accusa, e vedersi così negare a loro volta dei futuri, possibili, finanziamenti.