Roma – Sì alla flessibilità richiesta, ma possibile richiamo sul mancato rispetto degli obiettivi di riduzione del debito pubblico. È questo, secondo le indiscrezioni emerse su alcuni organi di stampa, quanto emerso dal collegio dei Commissari europei, riunitosi ieri a Strasburgo per una prima discussione sulle valutazioni delle Leggi di stabilità di alcuni Stati membri, tra i quali l’Italia, in vista del giudizio che sarà ufficializzato il 18 maggio prossimo insieme con le raccomandazioni per Paese.
La Commissione sarebbe propensa a concedere la flessibilità richiesta dall’esecutivo in virtù delle riforme strutturali realizzate, delle spese per investimenti e di quelle straordinarie per l’accoglienza dei migranti. Flessibilità che, come aveva annunciato il titolare della delega all’Euro, il vicepresidente Valdis Dombrovskis, nella sua recente visita a Roma, varrà al “massimo lo 0,75%” del Pil, mentre nella manovra messa a punto dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, la richiesta sarebbe dello 0,8%.
Non è però uno 0,05% di Pil a preoccupare, quanto piuttosto un altro problema che rimane ancora aperto: il mancato conseguimento degli obiettivi di riduzione del debito pubblico. Se le previsioni dell’esecutivo sono di un debito in calo a partire da quest’anno – secondo Via XX Settembre, dal 132,7% del Pil dovrebbe scendere al 132,4% –, l’ultimo rapporto stilato dagli economisti della Commissione indica invece che rimarrà invariato rispetto al 2015. Dunque è probabile che l’Italia finisca sul banco degli imputati, con il rischio dell’avvio di una procedura di infrazione. Ipotesi sulla quale, riportano i giornali, c’è un conflitto all’interno dello stesso collegio dei commissari.
Sarebbero i commissari più inclini alla linea del rigore, quelli espressione dei Paesi del Nord Europa e guidati da Dombrovskis, a voler severità nel rispetto della regola del debito, mentre l’Italiana Federica Mogherini, vicepresidente con delega alla Politica estera e di sicurezza, avrebbe difeso la linea morbida nei confronti dell’esecutivo del quale ha fatto parte prima di essere designata Alto rappresentante dell’Ue.
Padoan, non ha commentato direttamente le indiscrezioni sulla riunione di ieri della Commissione. Tuttavia, dall’Annual meeting della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, in corso fino a giovedì a Londra, si è detto “fiducioso che la nostra Legge di stabilità sia pienamente in linea” con le regole europee, e ha confermato la convinzione che il modo migliore per ridurre il rapporto tra debito pubblico è Pil sia “crescere di più”.
Il concetto è stato espresso anche in una lettera inviata l’altro ieri a Dombrovskis e al suo collega con delega agli Affari economici, Pierre Moscovici, nella quale il ministro ha presentato le ragioni del governo italiano invitando la Commissione a valutare “complessivamente” il quadro dei nostri conti pubblici e le richieste avanzate. Una missiva in cui si gettano le mani avanti sulle obiezioni che potrebbero arrivare per la mancata riduzione del debito. Si sottolinea infatti che tale obiettivo è reso più difficile dall’aggravarsi delle pressioni deflattive e che, attuare una stretta fiscale “peggiorerebbe la crescita dell’economia e l’evoluzione del rapporto debito/Pil”.