Bruxelles – Per studenti, ricercatori e tirocinanti provenienti da Paesi terzi sarà più semplice venire in Europa per studiare o lavorare nelle nostre università. Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva le nuove norme comunitarie che porteranno una semplificazione legale e burocratica e faciliteranno la vita dei giovani studiosi di altre parti del mondo. “Senza dubbio le università europee saranno in grado di rafforzare la loro competitività sulla scena globale e diventare più attraenti che mai per le persone ambiziose e altamente qualificate provenienti da altri Paesi, grazie al miglioramento significativo delle condizioni”, si è detta convinta la relatrice per l’Aula di Strasburgo Cecilia Wikström dei liberali Alde.
Nello specifico le disposizioni intendono garantire a studenti e ricercatori la possibilità di restare nell’Ue per altri nove mesi dalla conclusione dei vari progetti di scambio, in modo da poter cercare un lavoro o creare una propria attività. Agli studenti sarà riconosciuto il diritto a lavorare fino a 15 ore a settimana e potranno muoversi più facilmente nell’Ue durante il loro soggiorno senza dover sottostare a inutili pratiche burocratiche, come presentare una nuova domanda di visto: basterà loro semplicemente notificare lo Stato membro verso il quale intendono spostarsi rispetto a quello in cui svolgono le proprie attività. Infine, i ricercatori avranno il diritto di portare i loro familiari con sé e, a loro volta, i membri della famiglia potranno lavorare durante il soggiorno nell’Ue.
“La direttiva di oggi, dopo una lunga gestazione e grazie al lavoro del Parlamento, finalmente crea condizioni e regole comuni”, ha esultato l’europarlamentare del Pd Silvia Costa, presidente della commissione Cultura del Parlamento Ue, “cosicché studenti, ricercatori, tirocinanti, ma anche volontari e stager di Paesi terzi, possano accedere e restare in Europa per studiare e anche per avviare un’attività”.