Bruxelles – L’Unione europea è determinata ad aumentare la pressione su Israele per porre fine alla confisca e alle demolizioni degli edifici considerati illegali in Cisgiordania e sta anche valutando, insieme agli Stati membri, di chiedere al Paese una compensazione finanziaria per gli edifici Ue demoliti. A farlo sapere è l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione europea, Federica Mogherini, intervenuta davanti al Parlamento europeo a Strasburgo ad un dibattito sul tema. Solo “nel primo trimestre di quest’anno – fa i conti Mogherini – circa 500 abitazioni e altre strutture sono state demolite e circa 650 persone sfollate. Il 20% di queste strutture sono state finanziate dall’Ue”. Le demolizioni “hanno un impatto molto forte sulle persone coinvolte, ma anche su di noi”, lamenta l’Alto rappresentante, spiegando che l’Ue è intenzionata a prendere provvedimenti.
“Stiamo sollevando la questione con Israele nei nostri dialoghi regolari e abbiamo stabilito uno specifico meccanismo di consultazione con Israele per discutere gli ostacoli alla soluzione dei due Stati e allo sviluppo socio economico della Palestina, incluse le demolizioni nell’area C”, spiega Mogherini, specificando che “questo meccanismo è stato utilizzato l’ultima volta il mese scorso”. La questione delle demolizioni “è stata sottolineata anche nelle conclusioni del consiglio dello scorso gennaio”, eppure, ammette l’Alto rappresentante, “finora i risultati tangibili sono stati molto limitati”.
Ma Ue e Stati membri non vogliono darsi per vinti e “hanno concordato di proseguire i dialoghi per altri sei mesi, spingendo per una immediata moratoria sugli sviluppi negativi nell’area C, specialmente demolizioni e confische”, spiega Mogherini. Non solo: “Ci stiamo anche impegnando con gli Stati membri per un messaggio comune su questo, inclusa la possibile restituzione o compensazione per gli asset Ue confiscati o demoliti”, fa sapere la vicepresidente della Commissione europea. La posizione di Bruxelles insomma è ferma: “Gli insediamenti sono illegali secondo la legge internazionale, l’Ue si è sempre riferita ad essi in questo modo e mantiene questa posizione”, assicura Mogherini, secondo cui “l’espansione degli insediamenti complica la soluzione dei due Stati, così come l’aumento delle demolizioni e delle confische di strutture palestinesi”.
L’Alto rappresentante non è il solo a fare pressione su Israele: anche il ministro degli Esteri belga, Didier Reynders, in viaggio in Medio Oriente, non ha risparmiato le critiche sulla questione nel corso di un incontro con il premier israeliano, Benjamin Netanyahou. Reynders ha ricordato l’illegalità della colonizzazione del territorio palestinese e ha condannato la distruzione dei progetti di cooperazione belgi con la Palestina. Tra questi, ad esempio, un parco giochi, distrutto perché considerato illegale dall’esercito israeliano.
E anche parte degli eurodeputati è convinta che l’Ue debba farsi sentire nei confronti di Israele. “Negli ultimi anni abbiamo osservato ondate di demolizioni di infrastrutture finanziate dall’Ue in Palestina. Questo deve finire”, chiede il vice presidente del gruppo S&D, Victor Boştinaru, lamentando: “I soldi dei contribuenti europei non possono essere spesi in progetti che sono ripetutamente distrutti da Israele senza aiutare le famiglie palestinesi bisognose”. Insomma anche se “Israele è il nostro partner più stretto in Medio Oriente”, il Paese “deve prendersi le sue responsabilità ed essere ritenuto responsabile dalla comunità internazionale per le sue azioni, soprattutto sul rispetto delle leggi umanitarie internazionali”.
“Questa vergogna deve finire”, lamenta anche il gruppo della Sinistra unita Gue: “Il popolo palestinese ha bisogno del nostro aiuto. Non bastano le parole, ha bisogno di azione e ne ha bisogno adesso”, sottolinea l’eurodeputata Martina Anderson, concludendo: “Chiediamo compensazioni finanziarie e sospendiamo l’accordo di associazione tra l’Ue e Israele”.