Bruxelles – Sarà una Gran Bretagna “molto meno sicura” quella che deciderà di uscire dall’Unione Europea. È questo lo scenario che Dame Eliza Manningham-Buller, direttrice dal 2002 al 2007 dell’agenzia di sicurezza e spionaggio inglese MI5, ipotizza in caso di Brexit.
L’ex MI5 ha spiegato, ai microfoni di BBC Radio 4, che fare parte dell’Ue significa anche avere accesso a una rete di informazioni e dati che non potranno più essere sfruttati come prima dai britannici se il 23 giugno il Paese deciderà di dire addio a Bruxelles. Controllo delle impronte digitali, mandati di arresto e rilevazioni di esplosivo non saranno più condivise come prima. Londra dovrà fare da sola.
Uscire dall’Unione non escluderebbe automaticamente la Gran Bretagna dall’intelligence europea, ma a lungo andare emergerebbero, secondo l’esperta, problemi di comunicazione. “Invece rimanendo dentro al sistema possiamo influenzare le risposte politiche e di intelligence alle minacce”, ha aggiunto Manningham-Buller, non dimenticando di citare quanto il dialogo internazionale sia cruciale dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles.
E proprio il terrorismo islamico è un altro punto su cui l’ex direttrice si è soffermata. Secondo lei, i favorevoli alla Brexit sbagliano quando sostengono che in Gran Bretagna arrivino terroristi per mancanze di controlli da parte dell’Ue. “Noi abbiamo molti sospetti terroristi, da quanto ho letto, e in un certo senso li esportiamo”, ha spiegato.
L’ex capo dell’MI6 (servizi segreti interni) Sir Richard Dearlove. Dearlove sostiene da tempo che la Gran Bretagna fornisca più servizi di intelligence che gli altri Paesi europei. Ma “sta parlando di 11 anni fa. Questo non è necessariamente vero oggi. Io penso che ci sia un contributo consistente di intelligence da parte dell’Europa”, ha puntualizzato Manningham-Buller che non s’immagina proprio una Londra senza le informazioni di sicurezza che arrivano dall’Ue.