Bruxelles – La discussione sulla ristrutturazione del debito della Grecia è finalmente iniziata. Certo, non è stata presa nessuna decisione eccezionale, ma il tema è passato dall’essere un “se necessario” nelle conclusioni dell’Eurogruppo a divenire una tabella di marca più precisa, per quanto ancora piuttosto vaga. Abbastanza comunque perché il ministro delle Finanze del governo di Alexis Tsipras, Euclid Tsakalotos, definisse “molto buona per la Grecia e per l’Europa” la riunione straordinaria dei ministri economici della zona euro che si è svolta oggi a Bruxelles.
La ristrutturazione del debito della Grecia, che continua ad escludere un taglio nominale, sarà divisa in tre fasi. Una prima che partirà immediatamente punterà a ridurre i costi. Per farlo si pensa di estenderne la maturità o di bloccare le percentuali di interesse o anche di far acquistare le parti del debito più onerose all’Esm, che ha dei tassi di interesse molto più bassi e stabili. Nel medio termine, ovvero a partire dal 2018 e solo a conclusione avvenuta del programma, si passerebbe a misure più specifiche, che saranno studiate a livello di Euroworking group, con la possibilità di allungare di molto i tempi per ripagare i creditori. Infine si ipotizzano misure per il lungo periodo che “avranno lo scopo che di assicurare che la situazione de debito sia sotto controllo nei prossimi decenni”, ha spiegato Dijsselbloem. “Stiamo finalmente voltando pagina”, ha gioito Tsakalotos che si è felicitato del fatto che “seppur con delle divergenze sui modi tutti si sono trovati d’accordo” sulla necessità che una ristrutturazione del debito della Grecia dovrà esserci.
All’Eurogruppo è stato raggiunto anche un accordo di massima che dovrebbero portare alla prossima riunione regolare, prevista il 24 maggio, a raggiungere un accordo definitivo sulla prima revisione del programma che sbloccherà una una ulteriore tranche del prestito da 5 miliardi di euro.
Prima che Tsakalotos sbarcasse a Bruxelles per la difficile e importante riunione, il Parlamento di Atene, tra le proteste della piazza, ha approvato un pacchetto di misure, contenute nel Terzo Memorandum, che vale il 2% del Pil e che spaziano dalla riforma delle pensioni, all’imposta sulle società. L’approvazione è servita a facilitare la discussione con i creditori che hanno alla fine accettato un mediazione sul punto più controverso del programma, ovvero le misure di austerità preventive volute principalmente dall’Fmi, che teme che le stime sul Pil greco fatte da Bruxelles non siano affidabili. “Le misure contingenti devono servire come una sorta di assicurazione nel caso in cui le visioni pessimistiche dovessero rivelarsi giuste”, ha dichiarato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Atene si è impegnata a raggiungere un surplus dell’1,7% nel 2017 e del 3,5% nel 2018 ma il Fondo non crede che alle attuali condizioni ciò sia possibile e per questo ha chiesto che Atene approvasse misure specifiche che sarebbero entrate in vigore, in maniera automatica, solo nel caso di peggioramenti inaspettati dell’economia. La Grecia, ritenendo la proposta inaccettabile dal punto di vista legale che politico, ha proposto una mediazione in cui si impegna ad approvare una clausola di salvaguardia che, in nel caso in cui il surplus dovesse essere inferiore agli obiettivi di almeno lo 0,3%, farà scattare dei tagli nelle spese. Questi tagli poi, eventualmente e in una successiva finanziaria, potrebbero essere sostituiti da misure strutturali che non comprendano solo tagli ma anche nuove entrate. “Si tratta solo di dare una sicurezza in più del fatto che raggiungeremo obiettivi già comunque concordati”, ha affermato Tsakalotos che si è detto convinto che “comunque non ne avremo bisogno”, perché tutto andrà come previsto senza bisogno di ulteriore austerità.