di Gustavo Piga
«Viewed in abstract, the Federal Reserve System had the power to abort inflation… It did not do so because the Federal Reserve was itself caught up in the philosophical and political currents that were transforming American life and culture… It is illusory to expect central banks to put an end to an inflation… that is continually driven by political forces… (and that) will not be vanquished… until new currents of thought create a political environment in which the difficult adjustments required to end inflation can be undertaken».
Il passato governatore della Fed statunitense Arthur Burns, discorso del 1979.
«The Magyar Nemzeti Bank (MNB) launched several programmes in 2014 not related to monetary policy, including a real estate investment programme, a programme to promote financial literacy and a programme involving purchases of Hungarian artworks and cultural property. The ECB assessed these operations from the perspective of their compliance with the prohibition of monetary financing for the first time as part of its 2014 annual monitoring exercise, as mentioned in the 2014 ECB Annual Report. This assessment concluded that, in view of their number, scope and size, the programmes could be perceived as potentially in conflict with the monetary financing prohibition, to the extent that they could be viewed as the MNB taking on government responsibilities and/or otherwise conferring financial benefits on the state. As the ECB points out in its 2015 Annual Report, its concerns were not dispelled in the course of 2015, and it will therefore continue to closely monitor the MNB’s operations, with a view to ensuring that their implementation does not conflict with the prohibition of monetary financing».
Lettera del presidente della BCE a Csaba Molnár, MEP, sul tema della legislazione ungherese e sulla politica monetaria della banca centrale ungherese, 22 aprile 2016.
Con un pragmatismo maggiore dei suoi colleghi bocconiani, Guido Tabellini si distingue prendendo in mano il dibattito di politica economica con un qualche coraggio, chiedendo una modifica dei trattati che permettano il finanziamento monetario della spesa, privata o pubblica che sia, per abbattere deflazione e disoccupazione in Europa. Un elicottero che voli sulla città, inondandola di banconote.
Negli stessi giorni il suo ex collega Mario Draghi fa percepire l’oggettiva distanza delle istituzioni tecniche come la BCE dalla sua proposta. Nel rispondere ad una interrogazione di un parlamentare europeo dell’Ungheria, Draghi ricorda come la banca centrale dell’Ungheria si è dedicata a curiose operazioni di acquisto, simili a quelle suggerite da Tabellini: immobili, programmi di servizi di istruzione, acquisto di opere d’arte ungheresi. Condannandole. Che direbbe Draghi del progetto dell’economista di acquistare con soldi stampati della BCE patate ed iPad regalando banconote ai cittadini dell’Unione?
Tabellini si dice conscio che il problema è politico, più che tecnico, e che ha a che fare con la minaccia che la sua proposta comporta per l’indipendenza della Banca centrale europea. E cerca di argomentare arrampicandosi un po’ sugli specchi come questa non sia a rischio: «La banca centrale resterebbe indipendente a avrebbe la responsabilità tecnica di decidere che è giunto il momento di fare ricorso a questo strumento eccezionale. E il governo avrebbe la responsabilità politica di scegliere se e come allocare le risorse a sua disposizione».
Ma la banca centrale non è mai indipendente. La banca centrale, ricordava il presidente della Fed Arthur Burns a sintesi del suo mandato caratterizzato dalla forte inflazione degli anni Settanta, è prigioniera dei suoi tempi, e – soprattutto in regimi che aspirano alla democrazia – dipende da quello che i movimenti sociali dell’epoca pretendono da lei. Negli anni Settanta il combinato disposto dei movimenti giovanili e sindacali pretese inflazione per avere più occupazione, e lo ottenne. Giusta o sbagliata che fosse questa ricetta per generare occupazione, visto che alla fine si incartò in una spirale meramente inflazionistica.
Oggi ci troviamo con una società più vecchia, dove dominano i risparmiatori e le banche, molte delle quali private: la loro domanda ai politici è di tutelarli dall’inflazione, avendo in portafoglio tanta ricchezza a reddito fisso che viene minacciata di sparire via inflazione.
È inutile oggi chiedere alle banche centrali ed alla politica di fare quello che si fece negli anni Settanta, finanziando i disavanzi dei governi: bisogna che nasca un movimento politico che lo richieda con la stessa forza degli anni Settanta. Bisogna che nasca un movimento all’interno del quale vengano rappresentati gli interessi non dei risparmiatori, ma dei giovani e di coloro che soffrono quella disoccupazione che è alimentata dalla deflazione. E che questo movimento sia così forte da soffiare un vento rivoluzionario, non populista e non xenofobo, in Europa. Tutto il resto sono chiacchiere da bar di economisti amanti dei modelli o senza un senso della storia e delle sue mutevoli sensibilità.
Pubblicato sul blog dell’autore il 29 aprile 2016.