Bruxelles – I controlli alle frontiere interne restano, almeno per altri sei mesi. Lo ha deciso la Commissione europea che ha proposto di autorizzare il prolungamento della sospensione di Schengen da parte di cinque Stati membri: Germania, Austria, Svezia, Danimarca e Norvegia. A motivare la richiesta, le “gravi carenze” che ancora rimangono nella gestione delle frontiere esterne da parte della Grecia. Carenze individuate lo scorso gennaio dalla Commissione europea che, in base alle regole del “Meccanismo di valutazione Schengen” ha lasciato al Paese, a partire dallo scorso 12 febbraio, 90 giorni di tempo per risolverle. Il tempo scadrà la prossima settimana ma la sicurezza delle frontiere esterne, secondo Bruxelles, in Grecia ancora non viene garantita come si deve.
“La Grecia ha fatto progressi significativi negli ultimi mesi e nelle ultime settimane ma non tutte le carenze saranno adeguatamente e completamente affrontate nel periodo limite” di tre mesi, spiega il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos. “Il numero molto elevato di migranti ancora in Grecia e lungo rotta dei Balcani – continua il commissario – crea il rischio di movimenti secondari”. Per questo la Commissione ha deciso di fare scattare l’articolo 29 (precedentemente articolo 26) del Codice frontiere Schengen, che consente agli Stati di mantenere i controlli alle frontiere interne per un massimo di due anni (tramite periodi di sospensione di 6 mesi prorogabile non più di tre volte). La raccomandazione della Commissione dovrà essere approvata dal Consiglio.
A spingere ad una rapida decisione sul tema la situazione di Germania e Austria, i primi due Paesi a sospendere Schengen (rispettivamente il 13 e 16 settembre del 2015) per cui il periodo massimo per la reintroduzione dei controlli sarebbe scaduto la prossima settimana. Secondo la Commissione, la Germania potrà mantenere i controlli al confine con l’Austria, l’Austria al confine con Ungheria e Slovenia (e non al confine con l’Italia, il Brennero non ha nulla a che vedere con la faccenda).
“Il nostro obiettivo è tornare a normalizzare la situazione, senza controlli interni il prima possibile”, garantisce Avramopoulos, “ma per salvaguardare Schengen – aggiunge – dobbiamo fare qualche passo intermedio” tra cui quello di oggi che “deve essere vista come una proposta eccezionale e temporanea”.