Roma – Continuano le dichiarazioni di apprezzamento della Commissione europea per il ‘migration compact’ presentato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ai partner dell’Ue. Dalle pagine di Repubblica, è il primo vicepresidente, Frans Timmermans, a dichiararsi un “deciso sostenitore” della proposta italiana per una gestione europea dei flussi migratori, perché “inquadra il problema in un contesto più ampio”. Il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, “mi ha affidato il compito di mettere a punto, insieme con i miei colleghi, la risposta della Commissione” al documento italiano, annuncia l’olandese, “in modo che possiamo presentare il nostro piano entro giugno, spiegando come intendiamo tradurre il ‘migration compact’ in politiche concrete”.
L’esecutivo comunitario punterà all’introduzione di “un meccanismo per cui, se un paese è travolto dall’afflusso di rifugiati, scatta una solidarietà automatica e i richiedenti asilo sono ridistribuiti in tutta l’Ue in base a quote predefinite”. E chi non accetta di accogliere la propria quota dovrà pagare.
“La decisione non è ancora stata presa”, precisa l’esponente della Commissione. Tuttavia, “la nostra proposta sarà che chi non vuole o non può dimostrare solidarietà accogliendo la sua parte di rifugiati, aiuti i Paesi che dovranno ospitarli con un pacchetto finanziario che ne faciliti l’accoglienza”. Non è esattamente ciò che chiedeva Renzi, secondo il quale chi rifiuta di contribuire ai ricollocamenti di rifugiati dovrebbe essere penalizzato nella distribuzione dei fondi europei, ma il succo non cambia: chi si rifiuta di dare asilo deve contribuire economicamente.
Meno compatibile con le richieste italiane è la posizione sui rimpatri. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ripete in ogni occasione che anche il tema dei rimandare indietro i migranti irregolari è un compito che deve assumersi l’Unione europea. Secondo Timmermans, invece, “la principale responsabilità dei rimatri resta agli Stati membri”. Però, concede, “se occorrerà potremo aiutare i paesi che ne hanno bisogno”. Ad esempio, spiega, “se ci fosse una situazione di necessità, con l’Italia sommersa da irregolari da rimpatriare, ovviamente l’aiuteremmo con tutti i mezzi a nostra disposizione”.
Il vicepresidente affronta anche la spinosa questione degli attriti tra Italia e Austria sulla chiusura del valico del Brennero. In questo momento “non ci sono indicazioni che esista un problema di flusso di migranti da risolvere” al confine italo-austriaco, e chi fa “il paragone tra il Brennero e la rotta balcanica” non si basa sui fatti ma “sulle emozioni”. Dunque, conclude, “non vedo elementi a questo stadio che possano giustificare la chiusura del confine tra Austria e Italia”.
Riguardo alla questione dei visti ai cittadini Turchi – oggi la Commissione si accinge a presentare un proposta per la liberalizzazione dei visti, come previsto dall’accordo Ue-Turchia sui migranti – Timmermans respinge l’accusa che l’Ue sia troppo morbida. “La liberalizzazione dei visti è condizionata a parametri molto chiari che la Turchia deve rispettare”, sottolinea. Poi, aggiunge, sul “rispetto dei diritti umani, della libertà di stampa e dello Stato di diritto, non vedremo certo progressi voltando le spalle” ad Ankara. È “il processo di adesione” che “ci offre l’opportunità di avere un dialogo su questi temi con le autorità turche”, indica.