Dal nostro inviato a Londra
Londra – Domani, giovedì 5 maggio, si svolgeranno le elezioni amministrative a Londra, tappa importante prima del referendum del 23 giugno sulla Brexit, che sancirà o meno l’uscito del Regno Unito dall’Unione Europea.
La figura del sindaco in Uk è di recente introduzione, avviene infatti dopo un referendum del 2000, che ne stabilì il ruolo di leadership e attribuendo compiti che in inglese potrebbero essere riassunti come “get things done”.
Quello di Londra è, al momento, l’unico sindaco eletto direttamente dal popolo. Il primo a rivestire questa importante carica è stato Ken Livingstone del partito Laburista. Tra i compiti ci sono l’amministrazione dell’area Great London, tra cui i trasporti, le forze di polizia, la cultura e lo sviluppo economico. I progetti devono essere votati dalla London Assembly, per cui è candidata tra gli altri Ivana Bartoletti, italiana nelle file del Labour Party.
Il sistema elettorale britannico usa l’espediente del voto suppletivo, per il quale l’elettore deve esprimere due preferenze, una principale e una di riserva. Nel caso in cui nessuno dei candidati raggiungesse la maggioranza assoluta, ai candidati verrebbero assegnati tanti voti quanti quelli espressi come voto di riserva.
Il contesto
Il vincitore della tornata elettorale dovrà fare i conti con la popolarità del sindaco uscente, Boris Johnson, personaggio eccentrico che ha cambiato il volto della capitale britannica negli ultimi 8 anni. La città sta vivendo una crisi degli affitti spaventosa, il costo dei mezzi di trasporto è cresciuto del 42% e il mercato immobiliare è in mano agli speculatori. D’altra parte il crimine in città è sceso del 18% e l’efficienza della Tube, la metropolitana, è notevolmente aumentata, con una diminuzione dei ritardi del 43%. Sono state costruiti più di 200.000 alloggi e sono state implementate le piste ciclabili, non a caso il sindaco era solito andare al lavoro in bicicletta. Da non sottovalutare inoltre l’impegno per lo svolgimento dei Giochi Olimpici del 2012. Complessivamente, durante i due mandati di Johnson, il Pil di Londra è arrivato a contare il 25% di tutto il Regno Unito.
Probabili successori
Nonostante i candidati per la poltrona siano 12, tra questi spiccano quelli dei due maggiori partiti: Zac Goldsmith, conservatore, e Sadiq Khan, laburista, nettamente favorito secondo i sondaggi.
Il primo, figlio di un milionario, ecologista per vocazione, è stato editore del The Ecologist e al momento è parlamentare per Richmond con i Tories (conservatori), nonché strenuo sostenitore della Brexit. Il suo programma si basa sulla continuazione del lavoro fatto da Johnson, tanto che si è guadagnato il nomignolo di Boris’ Shadow. Come ogni altro candidato sta incentrando la sua campagna elettorale sulla costruzione di nuove case, sul potenziamento dei trasporti e sul rendere la città più verde. Personaggio a tratti controverso, è stato spesso accusato di razzismo nei confronti del suo principale sfidante Khan. Il suo programma non è molto chiaro, dopo aver dichiarato di essere il candidato di tutti i londinesi, ha sostenuto la Brexit (una mossa non molto astuta in quanto gli europei con il diritto di voto sono moltissimi, per votare alle amministrative basta in National Insurance Number), ha votato a favore dei tagli dei benefici ai disabili e contro la Mansion Tax, una tassa sulle proprietà sopra ai 2 milioni di sterline.
Sadiq Khan, rappresenta l’ala sinistra del Labour Party, tanto che la città mormora di contatti con estremisti durante la sua gioventù. Di origini pakistane e di fede mussulmana, cresciuto in una council house, è un famoso avvocato per i diritti umani. Candidato molto popolare in città e all’interno del Labour, tanto che Jeremy Corbyn, il leader del partito, teme che la carica di sindaco sia solo un trampolino per arrivare più in alto. Il programma è molto vasto, ma il suo punto forte è la costruzione di case che siano acquistabili dai cittadini comuni e la creazione di una Social Enterprise, per vendere le case prima ai londinesi piuttosto che agli speculatori. Sul fronte degli affitti il programma è molto chiaro: blocco degli aumenti, che saranno legati solamente al tasso d’inflazione. Per quanto riguarda i trasporti si pone l’obiettivo di congelare il prezzo dei biglietti per i prossimi 4 anni. Si differenzia nettamente dal candidato conservatore, non solo per la posizione sulla Brexit, Khan è fortemente europeista, ma anche per l’approccio alla campagna elettorale e per le sue dichiarazioni. Fin dall’inizio, il laburista è sembrato il candidato del popolo.
Gli altri sfidanti
Sebbene Khan e Goldsmith secondo i sondaggi si spartiscano circa l’83% dei voti, queste elezioni offrono un panorama che vale la pena prendere in considerazione, almeno per il suo essere variopinto e stravagante.
Sotto il profilo dell’utopia troviamo Ankit Love, del One Love Party, che vorrebbe mandare un messaggio di unità a tutta l’umanità, combattere l’inquinamento e sviluppare un programma spaziale, letteralmente, per Londra. Sempre su questa onda troviamo George Galloway, che in caso di elezione promette di essere il sindaco dei cittadini e non delle grandi aziende, garantendo trasporti pubblici gratuiti per gli studenti. Per finire Lee Harris, candidato del Cista (Cannabis is safer than Alcohol), che rivendica la legalizzazione della Cannabis sativa, che porterebbe, secondo Harris, ad un risparmio sulle carceri e ad un minore tasso di criminalità.
Sul filone anti immigrazione e anti Islam troviamo diversi candidati. Tra questi sicuramente il più conosciuto è David Furness del British National Party, che si presenta con la chiara idea di dare un taglio netto all’immigrazione, in particolare a quella di fede mussulmana, puntando sull’identità cristiana dell’UK. Harris è seguito a ruota da Peter Whittle dell’Ukip (United Kingdom Independence Party), che oltre a preoccuparsi dell’emergenza case, pensa all’uscita dall’Ue al blocco dell’immigrazione. La lista non finisce qui, infatti, con Paul Golding di Britain First si raggiunge il massimo dell’intolleranza. Golding che sembra essere l’uomo dei divieti, vorrebbe bandire la parola “razzismo” dai media, chiede la pena di morte per assassini, terroristi e pedofili, oltre a volere il blocco totale dell’immigrazione e l’abolizione dello Human Rights Act.
Un terzo raggruppamento naturale è quello dei diritti, nel quale le candidate, in quanto tutte donne, hanno programmi più realistici di alcuni dei loro colleghi uomini. Sophie Walker del Women’s Equality Party che richiede una maggiore attenzione verso i diritti delle donne, l’estensione della childcare e dei benefici per le madri che lavorano. Caroline Pidgeon, del Liberal Democrats, ha passato 8 anni nella London Asasembly e promette di costruire 200.000 nuove case e di mettere 3.000 nuovi poliziotti per le strade. Sian Berry, Green Party, invece, ha uno sguardo più ecologista e vorrebbe diminuire l’inquinamento dell’aria e rendere Londra una unica zona di viaggio sui mezzi pubblici (al momento è divisa in 6 zone con prezzi differenti di viaggio).
Per finire, il personaggio più incantevole della sfida politica. Un principe di origini est europee, John Zylinski, che si presenta come indipendente, senza aver un programma ben preciso. E’ famoso nelle cronache per l’invito ad una sfida a duello rivolta a Nigel Farage dell’Ukip.
Se i sondaggi ci parlano di una certa vittoria di Sadiq Khan, ma anche di una bassa affluenza al voto, cosa comune nel Regno Unito, questa volta le elezioni forniscono almeno un interessante spaccato politico. Comunque vada ci sarà da divertirsi.