Bruxelles – Per come stanno le cose adesso, la Francia dice ‘No’ all’accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. A chiarirlo è lo stesso presidente francese, Francois Hollande, all’indomani della pubblicazione da parte di Greenpeace dei cosiddetti Ttip leaks, una serie di documenti riservati sui negoziati in corso tra Bruxelles e Washington. “La Francia a questo stadio” dei negoziati dice “no” al trattato, ha affermato Hollande, aggiungendo: “Non siamo per il libero scambio senza regole”. Il presidente francese ha garantito: “Non accetteremo mai la messa in discussione di principi essenziali per la nostra agricoltura, la nostra cultura, per la reciprocità dell’accesso ai mercati pubblici”.
Una posizione fortemente critica confermata oggi anche dal segretario di Stato francese al commercio estero, Matthias Fekl, secondo cui lo stop ai negoziati sul Ttip al momento è “l’opzione più probabile”. Intervistato dalla radio francese Europe 1, Fekl ha giustificato il suo pessimismo accusando “lo spirito degli Stati Uniti” nei negoziati. “Denuncio da un anno l’atteggiamento degli Stati Uniti”, ha lamentato il ministro, sottolineando: “Noi vogliamo reciprocità. L’Europa propone molto e riceve in cambio molto poco. Questo non è accettabile”. Diverse le richieste francesi elencate da Fekl: “Vogliamo che le nostre Pmi abbiano accesso al mercato americano, vogliamo difendere l’agricoltura, le origini geografiche”, ha chiarito il segretario di Stato francese al Commercio estero. E ancora “non avrebbe avuto alcun senso avere fatto la Cop21 in dicembre a Parigi, questo ottimo accordo per l’ambiente, e firmare qualche mese dopo un accordo che lo distruggerebbe”.
“La preoccupazione del presidente Hollande non stupisce, visto che la Commissione non sta chiaramente seguendo il mandato che le è stato dato dai Paesi Ue per proteggere gli standard ambientali e di salute europei”, commenta il direttore di Greenpeace Europa, Jorgo Riss. I dubbi, secondo gli ambientalisti, stanno iniziando a venire un po’ a tutti: “I commenti da parte dei politici in Germania e altrove – continua Riss – mostrano che coloro che erano ampiamento a favore di un accordo stanno avendo ripensamenti ora che le prove sono alla luce del sole”.