Bruxelles – La ripresa italiana continua, anche se a una velocità appena più bassa di quella prevista dal governo. E’ una questione di decimali, ma secondo le previsioni economiche di primavera che la Commissione europea ha presentato oggi dopo il più 0,8 per cento del 2015 nel 2016 la crescita sarà dell’1,1 per cento (contro l’1,2 previsto da Palazzo Chigi) e per il 2017 sarà dell’1,3 per cento (contro l’1,4 stimato a Roma). Il debito pubblico inizierà a calare, come previsto, nel 2017.
“La ripresa dell’economia italiana dovrebbe continuare nel 2016 e nel 2017 – scrive la Commissione – grazie alla crescita della domanda interna. Le previsioni vedono un’occupazione in crescita e un’inflazione contenuta anche per una bassa pressione del costo del lavoro. Nel 2016 il saldo dei conti pubblici dovrebbe declinare leggermente mentre il rapporto tra debito e Pil resterà stabile prima di iniziare a calare nel 2017”.
“Stiamo discutendo con il governo sulla possibilità di concedere flessibilità come già previsto nel Patto di crescita e nella comunicazione sulla flessibilità del 2015”, ha spiegato il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, che ha ricordato di aver “incontrato Padoan più di dieci volte dalla fine dello scorso anno”, e questo “significa che dedichiamo massima attenzione a situazione italiana e cerchiamo di trovare un territorio di intesa”. Ma le conclusioni di queste discussioni si avranno solo il prossimo 18 maggio quando verranno pubblicate e racccomandazioni specifiche per Paese.
Per quanto riguarda l’alto debito pubblico dell’Italia Moscovici ha affermato che “è un fattore che prendiamo inconsiderazione con il governo”, nelle discussioni in corso e “come e sempre prendere mo decisioni argomentate, basate sulle regole e anche intelligenti perché perseguiamo l’obiettivo comune della ripresa della crescita equilibrata”.
Secondo la Commissione in Italia, come in tutti i Paesi europei, “la ripresa è stata sostenuta da positivi fattori esterni, tra cui un euro più debole e prezzi del petrolio più bassi”. Tuttavia, secondo Bruxelles, “nel corso del 2015, il ritmo di la crescita è diminuita e ha determinato un basso effetto di spinta per il 2016. Questo, insieme ad un ulteriore rallentamento del commercio mondiale, spiega le principali ragioni della revisione al ribasso della crescita del Pil per il 2016 all’1,1% rispetto all’1,4% delle previsioni invernali”.
Le esportazioni cresceranno “a un ritmo più lento”, scrive la Commissione, mentre la domanda interna “diventa il principale motore di crescita. La bassa inflazione, l’aumento dell’occupazione e i tagli fiscali sono impostate per sostenere il reddito reale disponibile delle famiglie e, quindi, il consumo privato”. Naturalmente per Bruxelles un fondamentale strumento di crescita, ritenuto utile anche dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, è il Piano Juncker per gli investimenti, che “sostiene la ripresa ad esempio con 1,4 miliardi di euro di finanziamento a otto progetti già approvati a marzo 2016, che innescherà investimenti per 4.8 miliardi”. La Commissione prevede comunque un aumento degli investimenti privati nel biennio e nonostante alcuni problemi di redditività, “le condizioni del credito dovrebbero migliorare nel 2016”, sulla scia di un aumento che si registra già dalla metà del 2015.
Per Bruxelles “l’espansione economica è destinata a continuare nel 2017 all’1,3%, grazie a una domanda esterna e ad investimenti esteri più dinamici”. Il surplus delle partite correnti è previsto rimanga “al di sopra del 2 per cento del Pil”.
La Commissione avverte però che esistono fattori di rischio come “un ulteriore rallentamento globale e una persistente incertezza che potrebbe frenare gli investimenti”, che potrebbero portare l’andamento reale a un ribasso rispetto alle previsioni.