Bruxelles – “L’azione del governo è tutta rivolta a rafforzare un sistema creditizio che ha subito i colpi della recessione, come dimostrano la riforma delle banche popolari e del credito cooperativo”. Lo spiega il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan in un’intervista pubblicata ieri da La Repubblica. “La vigilanza – continua il ministro – si muove su meccanismi europei, ma la Banca d’Italia ha fatto un lavoro capillare. Non bisogna solo guardare ai casi critici, ma anche alle criticità che sono state risolte o evitate. Noi dal canto nostro cerchiamo di rafforzare il sistema con cambiamenti strutturali: il credito tornerà a condizioni di normalità, adesso non è così”.
“Lo scopo delle nostre riforme è quello – sintetizza Padoan – : meno banche ma più solide e capaci di erogare credito a famiglie e imprese”.
Sul tema del deficit il messaggio a Bruxelles è chiaro: “Il deficit è quello del Def: 2,3% nel 2016 e 1,8% nel 2017. Ci potranno essere differenze, legate a stime di crescita, all’inflazione o anche a errori statistici. I veri numeri sono comunque sono quelli ex post. Oggi riteniamo di aver fatto le previsioni giuste, e siccome l’efficienza di capacità previsionale è confortante mi tengo i miei numeri”.
Padoan risponde anche alle critiche del presidente della Bundesbank Jens Weidmann: “Rispondo così. Primo: è chiaro che c’è un rapporto tra debito e crescita. Per come la vedo io la crescita è la via maestra per ridurre il debito. Per Weidmann è il contrario. Non sono d’accordo con lui. È più corretta la mia tesi, che oltretutto è sostenuta dall’esperienza storica. Secondo: sulla Bce è smentito dai fatti. Non mi convince la relazione che fa tra politica monetaria e ritardo sulle riforme, tant’è vero che anche se beneficiamo dei tassi bassi siamo quelli che fanno più riforme. Terzo: sul debito sovrano nelle banche c’è già stata una discussione all’Ecofin. Per l’unione bancaria dobbiamo fare molti progressi e ci sono cose più importanti dei titoli di Stato nelle banche, a cominciare dalla garanzia dei depositi. I vincoli alle banche non mi sembrano utili e in ogni caso vanno discussi non in ambito europeo, ma a Basilea, perché riguarda anche Usa e Giappone. Ricordo infine in generale che finalmente in Europa si torna a discutere di cose importanti tipo un patto di Stabilità meno oscuro, meno farraginoso, più orientato alla crescita”.
Sul ruolo svolto dallo Stato nel rilancio dell’economia Padoan non ha dubbi: “Lo Stato oggi capisce e sfrutta meglio i meccanismi di mercato, specialmente in un periodo di uscita da una crisi profonda. Un esempio tipico è il meccanismo di turnaround, dove l’aiuto temporaneo dello Stato permette di riprendere l’investimento. Oggi i soldi pubblici sono strumenti per rilanciare la crescita: anche il piano Juncker in fondo è questo, il nuovo modo di concepire Stato e mercato. Sull’Iri vi tranquillizzo: non tornerà. Vogliamo progetti di lungo termine e profittevoli, vogliamo coinvolgere i privati per farli investire di più”.