Bruxelles – I progetti sono pronti, le persone ci sono, la struttura è lì, “ora abbiamo tutte le carte in regola per chiedere sostegno, anche all’Europa”. Fabrizio Gea è un giovane signore molto distinto, ma forse più ancora lo caratterizza la determinazione. Fa l’imprenditore ed è anche il presidente della Confindustria Canavese, certo non più grande d’Italia, ma la prima che, insieme ai rappresentati politici e amministrativi del territorio ha organizzato, con la guida della delegazione di Confindustria a Bruxelles, una missione imprenditoriale e industriale nella capitale d’Europa. Una scelta rara in Italia, un passo da compiere oramai inevitabile per chi vuol fare impresa e chi vuol trovare nuove vie di crescita per i propri cittadini, che però ancora in pochi fanno.
Gea è arrivato a Bruxelles con una folta delegazione di imprenditori e amministratori del Canavese, ma anche i politici nazionali, come la deputata Francesca Bonomo, per incontrare chi fa le politiche europee, nella Commissione e tra in Parlamento, i due eurodeputati “locali” Mercedes Bresso, Daniele Viotti e Alberto Cirio. A Bruxelles tra gli amministratori locali c’era anche il sindaco di Ivrea, Carlo Della Pepa, orgoglioso del fatto che l’Italia abbia presentato la candidatura della sua città a “Città industriale del XX Secolo”, come patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco. Da qui è partito tutto, dalla grande stagione lanciata da Adriano Olivetti, alla fine di quell’esperienza “all’elaborazione del lutto ed alla ripartenza” di questi anni.
Ieri e oggi dunque a Bruxelles presentando una realtà, ha spiegato Gea, “che sta facendo sistema, dopo aver approfonditamente studiato il territorio ed aver elaborato un Piano Industriale che vede unite parte economica e politica del territorio in un concetto di ‘Smart Land’ di grande progettualità”. Sono 177 Comuni, tra i quali Ivrea, Chivasso, Ciriè, Rivarolo, Caluso, Strambino, tutti legati a due settori in particolare: la lavorazione d’eccellenza dell’acciaio e dell’elettronica. L’eredità è chiara, viene dalla storia imprenditoriale di Fiat e Olivetti, ma c’è anche il vino di Caluso. Sono in gran parte piccole e medie aziende, da quelle quasi familiari con un pugno di dipendenti che producono strumenti di misurazione di alta tecnologia come quella di Luciano Iorio, praticamente tutta proiettata sull’export, che ha lanciato Canavese Inside, una rete di imprese locali, ad altre di 2-300 dipendenti. Questo il tessuto locale, al quale si aggiungono realtà multinazionali come Wind e Vodafone.
Il progetto del Canavese non è solo industriale, l’eredità di Olivetti pesa, e dunque “vogliamo rivedere l’organizzazione tra pubblico e privato – spiega Gea – nell’incidenza che questo rapporto ha con la comunità. E’ un solco che è stato tracciato e rimane per noi, sia sul piano delle competenze sia su quello del tessuto culturale e sociale”.
I problemi ci sono, naturalmente questa non è una valle dell’Eden. La disoccupazione,
che colpisce soprattutto i cinquantenni, è al 10,6 per cento, “e i molti giovani che vanno via per andare a trovare lavoro a Torino o Milano. Poi abbiamo notevoli problemi infrastrutturali, di collegamenti con Torino – spiega Della Pepa – per i quali da tempo chiediamo nuovi investimenti dalle Ferrovie che darebbero un notevole impulso allo sviluppo complessivo della nostra zona”.
Da tutto questo è nata la missione a Bruxelles, “per dare un segnale chiaro della voglia di reagire e di una nuova visione industriale – spiegano nella delegazione -. Abbiamo un deposito di conoscenze che non esistono in altre parti d’Italia, e questo è il momento giusto per metterle a frutto”. Dunque, conclude Gea, “siamo qui con un lavoro di squadra perché vogliamo intercettare le risorse a prescindere dai livelli a cui sono, se hai i progetti le risorse le trovi e dunque andiamo a cercarle”.