Bruxelles – La legislazione europea sulle armi da fuoco non dovrebbe essere soltanto una risposta immediata ai recenti attacchi terroristici, ma un pacchetto ambizioso che rafforzi davvero la sicurezza pubblica. A sostenerlo è il Comitato economico e sociale europeo (Cese) nel suo parere adottato sulla direttiva proposta dalla Commissione europea in materia di controllo su acquisto e possesso di armi da fuoco. Una iniziativa che, secondo il Cese va nella giusta direzione, ma che ancora non è sufficiente.
Inanzitutto, secondo il Comitato economico e sociale, non bisogna concentrarsi soltanto sulla tracciabilità delle armi da fuoco ma ache su quella delle munizioni: si potrebbe ad esempio spingere l’industria a studiare strategie per imprimere sulle munizioni marchi indelebili. Normalmente, sottolinea infatti il Cese, sono i proiettili e non le armi ad essere lasciati sulla scena del crimine, costituendo validi strumenti per le indagini della polizia.
O ancora, propone il Cese, l’Europa potrebbe seguire l’esempio dei programmi di riacquisto di Australia e Regno Unito. Nel 1997, dopo un incidente che ha portato alla morte di 35 persone, l’Australia ha intrapreso una delle più importanti revisioni sul regolamento per l’uso e il possesso delle armi, che ha portato alla restituzione di oltre 700mila armi, con un drastico calo degli omicidi. Secondo il Comitato economico e sociale occorre poi fare attenzione alla stampa 3D, visto che gli sviluppi di questa tecnologia potrebbero essere usati per fabbricare armi letali quanto quelle tradizionali e di materiali più difficili da individuare. Il Cese sostiene infine l’introduzione di test medici per avere la licenza per utilizzare un’arma, ma propone che vengano introdotti anche altri requisiti, come la frequenza nell’esercizio a maneggiare armi da fuoco o la loro conservazione e trasporto in modo sicuro.