Bruxelles – “Quello che succede a Lampedusa e nel Mediterraneo non è solo una tragedia, è in un certo modo un fallimento storico”. Ne è convinto il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, intervenuto a Bruxelles alla presentazione del documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi, premiato con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino, organizzata dal gruppo S&D e introdotto dalla capa della delegazione italiana Patrizia Toia. “Non sono qui per caso, ho accettato questo invito con la profonda convinzione che la lotta per più umanità e più decenza debba essere uno degli elementi chiave delle politiche in Europa oggi”, ha spiegato Schulz. La pellicola, di cui il premier Matteo Renzi ha regalato una copia a ciascuno degli altri capi di Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo di marzo, mostra gli sforzi per l’accoglienza messi in piedi dalla piccola isola di Lampedusa e dai suoi abitanti.
Il film, ha commentato Schulz, “è un monumento alla decenza e a persone decenti” visto che i cittadini di Lampedusa “mettono in pratica quello che noi come politici promettiamo”. Per Schulz, “un pescatore che senza molte parole ma con azioni concrete prende dal mare una vita minacciata e la salva senza tante parole, restituisce la dignità che le persone stanno perdendo per le nostre politiche”. Quella dei rifugiati è, secondo il presidente del Parlamento Ue, una crisi “home made”: “Se si distribuisce un milione di rifugiati in ventotto Paesi non è un problema ma se la maggiorparte dei paesi dice ‘non mi riguarda’ allora diventa un problema”. Fuocoammare insomma è “un appello alla responsabilità dell’azione per creare un quadro con cui gestire un problema che non dovrebbe essere una crisi”.
Anche secondo l’Alto rappresentante per gli affari esteri Ue, Federica Mogherini, quello dell’immigrazione, in un mondo in cui ci sono 70 milioni di rifugiati, non è un problema ma è il “new normal”. Oggi, ha insistito la vicepresidente della Commissione europea, “chi arriva a Lampedusa non arriva a Lampedusa ma in Europa, così come chi arriva a Lesbo non arriva a Lesbo eccetera”. Un concetto che in parte comincia a diffondersi. “Credo – ha sottolineato Mogherini da italiana – che oggi finalmente siamo riusciti a fare capire ai nostri amici europei che il fenomeno non è un fenomeno che un Paese o un’isola sola possono affrontare da soli e che è dovere morale e politico di tutta Europa gestirlo”. Anche grazie a Lampedusa, per Mogherini, “c’è un’Europa di cui possiamo andare fieri” ma “la battaglia è dura perché c’è sempre la tentazione di alzare muri. La storia però – ha continuato l’Alto rappresentante – ci ha mostrato che i muri sono fatti per essere abbattuti e che non c’è muro che possa aiutare”. Quello che può aiutare, insiste invece Mogherini, “è solo costruire politica europea dell’immigrazione e dell’asilo” e su questo fronte “fino a un anno fa non avevamo nulla, oggi ancora non abbiamo tutto, siamo ben lontani, ma abbiamo iniziato”.
Ben vengano, da questo punto di vista “le proposte italiane” come il Migration Compact di Matteo Renzi: “Sono uno strumento fondamentale perché vanno esattamente nel senso di quelle della Commissione”, ha commentato Mogherini, anticipando che la Commissione europea ha deciso di dare seguito al piano italiano “con una comunicazione congiunta a cui con Timmermans abbiamo cominciato a lavorare e che speriamo di potere presentare nei prossimi giorni”.