Bruxelles – Utilizzando vecchi biocarburanti l’Unione europea rischia di aumentare il totale delle emissioni legate ai trasporti di oltre il 4%, invece di diminuirle come dovrebbe. La denuncia arriva dalla ong Transport & Environment (T&E), secondo la quale queste emissioni extra equivarrebbero a immettere sulle strade europee circa 12 milioni di nuove auto nel 2020.
Nel suo ultimo rapporto, T&E sostiene che se si considera anche l’impatto ambientale del cosiddetto fattore Iluc (Indirect land-use change), cioè il cambio di destinazione d’uso dei terreni, le emissioni dei biocarburanti risultano maggiori rispetto a quelle dei carburanti normali. In totale, più del 75% dei carburanti “verdi”, inclusi bioetanolo e biodiesel, potrebbero avere un ciclo vitale legato alle emissioni dei gas serra simile o addirittura maggiore rispetto a quello dei combustibili fossili e del diesel nel 2020. In particolare, i biocarburanti ricavati dall’olio di palma produrrebbero il triplo delle emissioni rispetto a quelle dei carburanti tradizionali. mentre quelli ricavati dalla soia il doppio.
“La cura è decisamente peggio della malattia – ha commentato Jos Dings, direttore esecutivo di T&E – il tetto sui biocarburanti da colture alimentari ha aiutato, ma questi dovrebbero essere azzerati dopo il 2020. Se non smettiamo di incentivare i biocarburanti ‘cattivi’, i migliori non avranno possibilità”.
Entro la fine dell’anno è attesa una proposta di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili da parte della Commissione Ue. Questa dovrebbe includere anche nuovi criteri di sostenibilità per tutte le bioenergie, inclusi i biocarburanti.