Roma – La risposta dell’Unione europea alla minaccia del terrorismo “non può e non deve essere una fotocopia” di quella statunitense dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Per il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, dare “priorità alla sicurezza rispetto alle libertà individuali”, come fecero gli Usa con il Patriot act voluto dall’allora presidente George Walker Bush, va contro ciò in cui l’Europa crede.
Nel suo discorso all’Università per stranieri di Siena, ricevendo una laurea ad honorem in lingue e comunicazione interculturale di cui su Twitter si è detto “molto onorato”,
Un onore e grandissima emozione essere oggi all'Università per Stranieri di #Siena @UniStraSiena per ricevere Laurea Honoris Causa
— Martin Schulz (@MartinSchulz) April 22, 2016
l’esponente del Pse sottolinea l’importanza di “una reazione europea basata sui nostri valori, i nostri obiettivi e la nostra storia”. In altre parole, prosegue, “dobbiamo fare di tutto per evitare di cadere nella contraddizione che per difendere i nostri diritti dobbiamo rinunciare ad essi”.
Schulz porta come “esempio concreto” i due provvedimenti approvati di recente dall’Europarlamento: la direttiva sul Pnr per la condivisione dei dati sui passeggeri dei voli e il pacchetto sulla protezione dei dati personali. Adottando queste decisioni, secondo il tedesco, l’Assemblea di Strasburgo “ha resistito alle enormi pressioni di coloro che, in nome della sicurezza, volevano mettere da parte le preoccupazioni riguardanti la protezione dei dati”. La scelta di “legare i maggiori poteri delle autorità pubbliche in materia di sicurezza a un rafforzamento delle garanzie” sulla protezione dei dati, prosegue, ha portato a “un accordo migliore” nel rispetto dello “spirito europeo”.
Il presidente affronta anche la questione dei flussi migratori, uno dei temi sui quali “l’Ue assomiglia sempre più a una stanza piena di sordi che si urlano nelle orecchie”. Ci sono i governi degli Stati membri che “parlano al proprio pubblico e pochi si avventurano al di là della frontiera per spiegare o ascoltare” le ragioni degli altri, denuncia. “Molti partiti politici” nazionali “stanno utilizzando l’Ue come capro espiatorio per tutti i loro problemi”, accusa ancora, e si vedono “alcuni leader” che da un lato “non partecipano alla ricollocazione e al reinsediamento” dei rifugiati, “non forniscono personale e aiuti ai Paesi più esposti alla crisi”, ma dall’altro non hanno “alcun problema a criticare l’Ue come causa delle morti nel Mediterraneo”.
Per il presidente del Consiglio Matteo Renzi, invece, arrivano apprezzamenti. In particolare per la sua lettera sulle politiche migratorie europee: “Penso che il migration compact sia un’ottima proposta”, commenta il numero uno dell’Europarlamento, dando seguito a quanto annunciato ieri dal capogruppo S&D a Strasburgo, Gianni Pittella. Schulz è ben disposto anche nei confronti degli eurobond per sostenere economicamente gli accordi di collaborazione con i Paesi di provenienza e di transito dei migranti. “Dobbiamo ragionare sulle diverse forme di finanziamento”, sostiene, e “i migration bond sono una possibilità”. In ogni caso, quella su come reperire i fondi “non è l’unica proposta del migration comact”, continua, sottolineando i “molti altri elementi” della proposta italiana. “sono molto significativi e vanno discussi”, indica, rivelando di averne già parlato con il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker.
Per ribadire l’importanza del dialogo, Schulz richiama Giulio Regeni. Il ricercatore italiano rimasto vittima di un “odioso e vile omicidio” in Egitto, secondo l’esponente socialista, è “una figura alla quale ispirarsi” perché oltre a “un eccellente studente e ricercatore” era un “ambasciatore del dialogo”. Sulla sua morte “il Parlamento europeo si è già espresso, chiedendo alle autorità egiziane di dare prova di trasparenza e di collaborare” con gli investigatori italiani. “Finora hanno fallito la prova”, sentenzia il tedesco, garantendo che “L’Ue e l’Europarlamento continueranno a essere vigili” e “sostengono l’Italia nella ricerca della verità”.
Più tardi, parlando con i giornalisti, Schulz interviene nella disputa tra il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e la Germania di Angela Merkel: “Il presidente della Bce agisce in totale indipendenza, ma anche l’azione della Bce, in un sistema democratico, può essere discussa dal corpo politico, e questo Draghi lo sa”.
Dà ragione a entrambi i contendenti, quindi, chiamandosi fuori dai termini della disputa. Essendo presidente dell’Europarlamento “non posso commentare sulle misure specifiche”, indica, ma dà un’interpretazione dello scambio tra Francoforte e Berlino. A suo avviso è “un dibattito che punta alla mancanza di una governance economica forte e di un’assenza di coordinamento finanziario” nell’Eurozona.
In tale contesto, aggiunge, “quello che dobbiamo fare a livello europeo non è criticare la Bce ma rafforzare la nostra governance”. Detto ciò, conclude, “ognuno è libero di giudicare come vuole la posizione della Bce”.