Bruxelles – Qual che potevano fare la Banca centrale europea e Mario Draghi l’hanno fatto. Ora hanno terminato le risorse e tocca ai governi fare riforme e politiche per la crescita e la redistribuzione del reddito. E’ Romano Prodi che parla, intervistato oggi da Marco Ascione per il Corriere della Sera.
“La Banca centrale ha capito il pericolo di una stagnazione prolungata e fa di tutto per evitarla. Ha evitato il disastro – ha detto Prodi -, ma ha esaurito le sue munizioni. Il pericolo della stagnazione è ancora di fronte a noi: se continuiamo con la distruzione della classe media e l’accumulazione della ricchezza nella classe più elevata, che non consuma, costruiamo la stagnazione secolare”.
Devono essere i governi dunque a fare la loro parte, sostiene l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea. “La colpa non è dei trattati (europei, ndr)ma di una politica sbagliata. La Germania ormai da molti anni applica e fa applicare una politica di austerità che non è adatta alla situazione di depressione in cui ci troviamo. Cresce poco lei – spiega Prodi – e fa crescere ancor meno noi. Francia, Italia, Spagna che hanno interessi comuni per una politica diversa non riescono a mettersi d’accordo tra loro. Tant’è vero che l’unica struttura europea che funziona come tale, la Banca centrale europea, sta facendo una politica alternativa”.
In Europa continua a circolare l’idea degli eurobond, recentemente sostenuti dall’Italia per finanziare le politiche migratorie, ma da molti visti come una risposta più generale alla crisi del debito pubblico e di Stati senza soldi per finanziare la crescita. “Per i tedeschi gli eurobond sono ancora il simbolo del demonio. Sono state proposte mille diverse soluzioni in proposito – ricorda Prodi – ma un minimo di solidarietà nella gestione del debito pubblico viene ugualmente ritenuto un fatto demoniaco. Vi sono periodi storici nei quali bisogna mettere una nuova energia nel motore. Perché gli americani hanno superato la crisi più velocemente di noi? Perché quando è arrivata la crisi, Obama ha messo sul tavolo 800 miliardi di dollari in un colpo solo. A volte la politica keynesiana è necessaria. Ma in Europa questa semplice evidenza economica è stata sempre rifiutata ”.
L’Italia in particolare preoccupa l’ex presidente del Consiglio. “L’Europa è parzialmente uscita dalla crisi e così anche noi che, con una previsione di una crescita tra l’1 e 1,2% rimaniamo tuttavia ancora nel gruppo di coda, dopo avere perso quasi il 20% della nostra capacità produttiva”. E con questo andamento, sostiene Prodi, “non è possibile risolvere il problema dell’occupazione”.
Ha fatto bene invece l’Italia sulla questione migrazione, con al proposta di un Migration Compact: “È la via giusta – ritiene Prodi -. Inoltre l’Italia ha tutto l’interesse a europeizzare il problema. Interesse nazionale e dovere etico coincidono”.