Bruxelles – Sì alla creazione di una guardia frontiera e costiera europea ma mantenendone il controllo. Gli Stati membri danno il via libera alla proposta della Commissione europea per creare una nuova agenzia europea che si occupi della sicurezza delle frontiere esterne di tutta l’Unione, ma modificando il punto più controverso del piano messo a punto dalla squadra di Jean-Claude Juncker, quello cioè che avrebbe consentito al nuovo corpo di intervenire ai confini esterni di uno Stato membro anche contro la volontà del Paese stesso. Un meccanismo piaciuto poco, fin dall’inizio, a diverse capitali che lo hanno visto come un tentativo di limitazione della propria sovranità. Così i ministri dell’Interno dei Ventotto, riuniti a Lussemburgo hanno rivisto il punto e raggiunto una posizione comune, sulla base della quale è stato dato mandato alla presidenza di turno dei Paesi Bassi di avviare i negoziati con il Parlamento europeo.
Come proposto dalla Commissione, la nuova agenzia condurrà “analisi di rischio” e “valutazioni di vulnerabilità” per identificare le debolezze alle frontiere esterne Ue. Se verrà constatato uno stato di vulnerabilità dei confini, l’Agenzia potrà chiedere ad uno Stato membro di prendere provvedimenti in un periodo limitato di tempo. E se lo Stato membro non dovesse mettere in atto le raccomandazioni? Qui la posizione degli Stati si è distanziata da quella della Commissione. Secondo l’esecutivo Ue, la Commissione stessa avrebbe potuto chiedere il dispiegamento di uomini della nuova guardia frontiera europea anche contro la volontà dello Stato. Un’idea piaciuta poco alle capitali che oggi l’hanno modificata: secondo la posizione finale approvata dai ministri, sarà solo il Consiglio, seppure in base ad una proposta della Commissione, a potere decidere la discesa in campo della guardia frontiera. Insomma, il nuovo corpo “interverrà sempre con l’approvazione dello Stato membro, la sovranità nazionale non è messa in dubbio o trascurata”, assicura ora il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos.
Centrale, a questo punto, tentare di fare procedere speditamente i negoziati con il parlamento, nel tentativo di rendere operativa la nuova guardia frontiera entro l’estate, quando il bel tempo potrebbe portare un ulteriore incremento dei flussi. Impresa non impossibile ma certo complicata. “Ora spetta al Parlamento europeo fare i passi successivi, se teniamo questo ritmo sono fiducioso che potremo finalizzare il processo legislativo in giugno”, è ottimista Avramopoulos, secondo cui “non possiamo permetterci nessun ritardo”.
La nuova agenzia dovrebbe avere personale permanente pari a più del doppio di quello di cui dispone attualmente Frontex: entro il 2020 si dovrebbe arrivare ad almeno mille persone. Inoltre, la nuova guardia frontiera dovrebbe poter contare su un pool “di riserva” di almeno 1.500 esperti che potranno essere dispiegati in un massimo di tre giorni. Per la prima volta l’agenzia potrà acquistare i propri equipaggiamenti, oltre a contare su quelli forniti dagli Stati membri. La nuova guardia frontiera avrà un ruolo rafforzato sui ritorni: un apposito ufficio si occuperà di dare il via libera al dispiegamento di “squadre d’intervento per i ritorni” composte da accompagnatori, addetti al monitoraggio e specialisti che lavoreranno per rimpatriare effettivamente chi soggiorna illegalmente. Un aspetto, questo, che interessa enormemente all’Italia.
“La cosa importante è che in quel contesto sarà istituito un ufficio per il rimpatri”, fa notare il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per cui “i rimpatri sono per noi l’obiettivo centrale”. Secondo il ministro, “una volta che si è stabilito che i migranti irregolari devono essere rimpatriati, il loro rimpatrio diventa obiettivo centrale di tutta la strategia europea” e questo vale “a maggior ragione per un Paese come il nostro che di irregolari ne ha tanti che entrano e che non devono andare negli altri Paesi europei, ma che devono tornare nel loro paese d’origine”.