Roma – Il piano per l’immigrazione presentato dall’Italia, ormai conosciuto come migration compact, “ha avuto un’accoglienza positiva” in Europa “e avrà l’ok anche dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz”. Lo assicura Gianni Pittella, capogruppo S&D a Strasburgo, a margine della School of democracy, una tre giorni di alta formazione dedicata ai giovani e organizzata a Reggio Emilia.
Pittella sottolinea come “l’unica obiezione sia venuta da alcuni ambienti tedeschi sull’eurobond”, la forma di finanziamento proposta dall’esecutivo italiano per sostenere accordi di rimpatrio con i Paesi africani sulla scia di quello siglato con la Turchia. L’eurodeputato si augura che in Germania “si convincano che gli eurobond non sono il diavolo della storia, ma uno strumento utile, in questo caso e in generale, per la stessa Europa”.
È proprio il tema dei titoli di debito europei a non convincere Berlino, che propone invece di reperire le risorse in altri modi, ad esempio con una tassa sui carburanti. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo le resistenze mostrate dal governo di Angela Merkel, aveva risposto con un invito a proporre idee alternative. Oggi, dal Lussemburgo, il ministro degli Interni Angelino Alfano conferma la disponibilità a valutare altre soluzioni. “Gli Eurobond rappresentano la nostra proposta per trovare i soldi per finanziare il piano”, insiste, ma “se li troviamo direttamente in Europa, o se c’è una strada suggerita da qualcun altro per trovare questi soldi, per noi va bene uguale”, precisa, “l’importante è che si trovino”.
Anche Pittella, in effetti, condivide tale impostazione: “Se sul tavolo si può mettere uno strumento diverso che raggiunga lo stesso fine degli eurobond, cioè una provvista finanziaria adeguata per un finanziamento copioso e non ridicolo in Africa, va benissimo”. Per l’europarlamentare Pd, infatti, la questione è che, “eurobond o non eurobond”, rimane “l’ipocrisia di dare sei miliardi di euro alla Turchia e solo un miliardo e 800 milioni all’Africa”. Per gestire la questione migratoria, prosegue, “non si può pensare di dare una somma ingente per rendere sicura la rotta balcanica e non capire che la priorità assoluta viene dall’Africa”.