Bruxelles – Il sostegno dei cittadini a favore del Ttip negli Stati Uniti e in Germania sta precipitando. Lo rivela uno studio di Bertelsmann Stiftung, tramite un sondaggio condotto da Yougov. Nei due Paesi il supporto per l’accordo commerciale transatlantico è fortemente diminuito da quando i negoziati tra Usa e Ue hanno avuto inizio nel luglio 2013. Ma il risultato più sorprendente è il numero di persone che in entrambi gli Stati hanno una visione positiva del commercio con l’altro. Il 69% dei residenti degli Stati Uniti e il 61% dei residenti della Germania ritiene che un maggiore commercio con l’altro partner sarebbe una buona cosa. Ma il Ttip, che dovrebbe intensificare gli scambi tra i due Stati, non riesce a raccogliere questi pareri positivi.
Il profondo scetticismo pubblico in Germania, la più grande economia europea, ha offuscato le trattative fin dall’inizio: l’indagine mostra che molti tedeschi temono che il Ttip abbasserà gli standard per i prodotti, per la tutela dei consumatori e del mercato del lavoro. In generale il 17% del popolo tedesco crede che l’accordo commerciale transatlantico sia positivo, calando dal 55% di due anni fa. Quasi la metà di tutti i tedeschi, il 48%, si dichiara preoccupata per le conseguenze svantaggiose per la tutela dei consumatori, rispetto al 12% che ritiene che l’accordo potrebbe avere un impatto fruttuoso. Secondo il 26% degli intervistati si verificheranno conseguenze proficue per la crescita economica, mentre il 27% crede che saranno negative. Lo studio ha riportato anche un drammatico cambiamento nel modo in cui il popolo tedesco percepisce il libero commercio in generale: ora solo il 56% della popolazione ha un atteggiamento favorevole, rispetto all’88% di due anni fa. “Il supporto per gli accordi commerciali sta svanendo in un Paese che si percepisce come il campione mondiale delle esportazioni” ha spiegato Aart de Geus, presidente e amministratore delegato della Bertelsmann Stiftung.
Nel mirino della critica si trova anche la politica d’informazione. Sebbene la Commissione europea stia fornendo sempre maggiori informazioni, i tedeschi non hanno la sensazione di avere un migliore accesso ai dati riguardanti l’accordo. Il 48% degli intervistati ha dichiarato che lo stato delle informazioni fornite è rimasto lo stesso e il 30% ha affermato di non sentirsi abbastanza informato circa il Ttip per rispondere a delle domande su di esso. Aart de Geus ritiene che i risultati del sondaggio siano un segnale di pericolo:. “La gente ha paura che il Ttip porterà ad una caduta verso il basso, ma gli accordi di libero scambio portano anche opportunità. Se gli standard possono essere stabiliti al più alto livello di qualità, gli accordi potranno anche svilupparsi in modelli di riferimento per una buona regolamentazione”. Nel frattempo il ministro dell’economia tedesco, Sigmar Gabriel, ha descritto mercoledì scorso i negoziati come “congelati” e ha messo in dubbio che Washington voglia davvero un accordo.
Rispetto alla Germania, l’opinione pubblica negli Stati Uniti è più differenziata. L’approvazione verso il libero commercio in generale è stabile se non persino aumentata. Tuttavia l’accordo Ttip conta pochi sostenitori e questo numero si sta ulteriormente riducendo. L’82% degli intervistati ha un giudizio complessivo positivo del libero commercio, in aumento rispetto al 71% dal 2014. Ma il 18% dei residenti degli Stati Uniti si oppone all’accordo Ttip, mentre solo il 15% lo supporta. L’approvazione nei confronti di questo accordo era più diffusa nel 2014, quando i sostenitori arrivavano al 53%, rispetto al 20% dei contrari. Uno dei motivi dietro a questo cambiamento è la mancanza di informazioni lamentata da molti cittadini statunitensi. Ben il 46% della popolazione non si sente sufficientemente informato e non sostiene né si oppone all’accordo. I principali candidati alla presidenza stelle e strisce, tra cui il repubblicano Donald Trump e il democratico Bernie Sanders, hanno fortemente criticato gli accordi di libero scambio, anche se la maggior parte della loro disapprovazione è stata diretta contro il patto Trans-Pacific Partnership (Tpp), che è già stato negoziato ed è in attesa di un voto del Congresso.