Bruxelles – I più grandi nemici della portabilità dei contenuti multimediali in tutta l’Ue sono gli Stati membri, che stanno cercando di bloccare la proposta della Commissione Ue per il libero accesso dall’estero a sport, musica o serie tv su internet per cui si paga già un abbonamento nel proprio Paese di residenza. A lanciare le accuse contro i governi Ue è chi su questa proposta ci sta giocando la faccia e investendo un’enorme quantità di energie: il vicepresidente della Commissione Ue per il Mercato unico digitale, Andrus Ansip. In un incontro ristretto con alcuni giornalisti Ansip ha denunciato le resistenze contro le quali sta combattendo da quando, lo scorso dicembre, ha presentato la proposta per l’abbattimento delle frontiere virtuali Ue per i contenuti a pagamento. Gli Stati membri starebbero cercando di far passare per la finestra ciò che dovrebbe uscire dalla porta, introducendo un tetto massimo di giorni consentiti all’anno in cui garantire la portabilità di partite di calcio o film per i quali comunque si è pagato. L’altro fronte sul quale si sta battendo il vicepresidente riguarda il tentativo da parte dei 28 di introdurre un periodo transitorio più lungo per adeguarsi alla nuova normativa, estendendolo fino a due anni. I più battaglieri su questo punto sarebbero Francia, Spagna, Portogallo e anche Italia, sebbene quest’ultima smentisca. Intanto a maggio è atteso il primo provvedimento anti-geoblocking, per eliminare il divieto oggi spesso presente di poter fare shopping online in altri Paesi. Questo però riguarderà solo i “beni materiali”. Quelli protetti da diritti d’autore rientreranno invece nel pacchetto sul copyright più avanti nell’anno.
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