Bruxelles – Il Comitato permanente europeo su piante, animali, cibi e mangimi (Paff) ha adattato a Bruxelles le prescrizioni Ue sul contenimento della Xylella fastidiosa (il batterio considerato responsabile del disseccamento degli ulivi in Puglia) alle condizioni stabilite dal nuovo decreto ministeriale italiano, che estende la cosiddetta “area demarcata” per circa 40 km a Nord-Ovest di quella precedente (che era limitata alla provincia di Lecce).
Il confine della fascia di eradicazione delle piante infette – larga 20 km – corre ora dall’Adriatico alla Ionio passando dai territori di Ostuni, Ceglie, Grottaglie e Leporano, nelle province di Brindisi e Taranto.
Sono ormai all’interno della zona contaminata – e quindi senza più l’obbligo di rimuovere gli alberi infetti – i territori di Brindisi, Latiano, Oria, Manduria e Maruggio.
L’obbligo di rimuovere non solo gli alberi infetti, ma anche le piante possibili ospiti in un raggio di 100 metri intorno si applica ora solo in caso di nuovi focolai nella zona esente, fuori da questa fascia, ovvero a partire dalle parti più a Nord Ovest dei territori di Fasano, Cisternino, Martina Franca, Crispiano e Statte, sempre andando dalla costa adriatica a quella ionica.
Di Lorenzo Consoli per Askanews.
IL COMMENTO (sempre di Lorenzo Consoli)
L‘allargamento della “zona infetta” di 40 km a Nord-Ovest del confine di terra della provincia di Lecce significa soprattutto che l’Ue prende atto del fatto che NON dovranno essere estirpati gli alberi malati (e soprattutto gli ulivi) in questa nuova fascia, né le piante ospiti in un raggio di 100 m attorno alle piante malate. Per l’Ue, questa disposizione resta valida SOLO FUORI dalla nuova “zona infetta”. In termini pratici, è un passo avanti notevole. Certo, resta il fatto che potrebbero essere scoperti nuovi focolai oltre la zona infetta, e allora saremmo punto e daccapo, come a Oria, e prima come a Trepuzzi. Un caso che spero non si verifichi (e comunque le campagne nella zona cuscinetto, in agro di Ostuni, Cisternino, Martina Franca, sono tenute benissimo, è difficile, che io sappia, trovare uliveti abbandonati e suoli impoveriti come in certe parti del Salento). Ma se succederà, si dovrà prendere atto del fallimento di tutto il meccanismo e del concetto stesso delle zone di eradicazione. Oria e Trepuzzi sono stati due episodi vergognosi che dimostrano la totale inefficacia e dannosità della strategia di contenimento immaginata dai virologi di Bari e Locorotondo e da chi gli dava credito nella Regione Puglia, nel Ministero, all’Efsa e nell’Ue. Bisogna cominciare a pensare a qualcos’altro: limitazione del danno, uscita dal protocollo di quarantena, convivenza col batterio, sperimentazione per le cure e rafforzamento delle difese naturali dei terreni e delle piante ospiti (a partire dagli ulivi), protezione degli alberi dal contagio, quando è necessario, con le reti anti-insetto.
Guarda la mappa della Commissione sulle zone infette (clicca per ingrandire)